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lunedì 13 luglio 2009

A spasso per Cairo Montenotte nel cuore della Val Bormida.


Cairo Montenotte (Cairi in ligure) è un comune italiano di 13.695 abitanti della provincia di Savona in Liguria, il quarto comune della provincia per numero di abitanti e il più popolato della regione fra quelli senza sbocco al mare, e principale centro della Val Bormida, area urbana di circa 40.000 abitanti.

Il territorio comunale è il secondo maggiore della provincia savonese dopo Sassello e il quinto in Liguria. Recentemente si è tenuta a Cairo la conferenza sulla costruzione ufficiale della "Città delle Bormide".


COME SI ARRIVA A CAIRO
Si raggiunge in auto provenendo da Genova o da Torino con l'Autostrada A6 Savona-Torino, uscendo al casello di Altare.

Da qui ci si innesta con la Statale 29, in direzione Carcare-Cairo. La statale 30 invece è una comoda via di collegamento per chi proviene da Alessandria-Acqui.

Ma si può raggiungere direttamente per ferrovia, con la Savona San Giuseppe - Alessandria, mentre chi proviene da Torino deve cambiare linea a San Giuseppe.

ASPETTI GEOGRAFICI
Adagiata in una scenografica cornice di colline, pochi km a settentrione del Colle di Cadibona (460msl), convenzio­nalmente posto quale limite tra le Alpi Marittime e l'Appennino Ligure, è cre­sciuta e si è sviluppata la città di Cairo Montenotte.

Definita, e non a torto, "capitale della Valle Bormida" è bagnata sulla sponda sinistra da un ramo sorgentizio di fiume, appunto la Bormida, da cui pren­de nome la Vallata. Raccoglie infatti le acque della Bormida di Mallare (Pian dei Corsi) e della Bormida di Fallare (Colle del Melogno), che si uniscono dopo un paio di km nella conca di Carcare per originare la Bormida di Spigno. Il corso
d'acqua discende poi verso una valle più ampia e d fili più dolci rispetto a quella Bormida di Millesimo, confluenti quest'ultima poco a monte di Bormida diventando infine uno degli affine Tanaro.




Il fiume, dopo decenni di morte causata dagli scarichi delle industrie chimiche,si sta nuovamente riponendo di composita fauna ittica . Nei folti canneti trovano sicuro riparo stormi di uccelli migratori, lungo le insenature fluviali, nelle sabbiose rive è facile osservare timidi cinerini dividersi il territorio con colonie di gabbiani .Variceli mus della flora. Ampie estensioni di faggete, folti boschi di castagni.
Cosa vedere fuori porta:

VILLA DE MARI.

Splendido gioiello neoclassico Villa De Mari, costruita nel 1825 su progetto di Carlo Barabino (ideatore del Teatro genovese Carlo Felice) per conto del nobile Luigi Durazzo divenne proprietà alcuni anni dopo dei Marchesi De Mari, i cui discendenti la occuparono fino alla fine degli anni ottanta. La villa con il suo ampio parco, non è al momento visitabile; è situata in via XXV aprile lungo la comunale per Rocchetta. 


LOCALITÀ' VILLE CONVENTO FRANCESCANO XIII.
A pochi km da Cairo, lungo la strada per Cortemilia, sorge una notevole testimonianza artistica: l'ex convento francescano risalente al XIII secolo. La tradizione vuole che a fondarlo sia stato San Francesco. E con ogni probabilità l'episodio ha un fondamento storico. Nel 1213 il Santo aveva infatti intrapreso un viaggio alla volta del Marocco per tentarne l'evan­gelizzazione. Giunto a Cairo miracolò la figlia di Ottone del Carretto sordomu­ta dalla nascita. Il nobile allora si sdebi­tò donando all'ordine dei" Minori Osservanti" un appezzamento di terra per edificarvi un convento la cui chiesa venne consacrata a N.S. degli Angeli. Nel tempo la struttura si allargò .Nel 1770 vi dimoravano ancora una ventina di monaci che vi tenevano corsi di filo­sofia. 


Con la soppressione degli ordini religiosi, decretata da Napoleone e l'incendio del 1799,appiccatovi dai suoi soldati,cominciò il rovinoso declino. Ancora discretamente conservato il chiostro a 15 colonne in pietra, raro esempio di transizione fra il medioevo e il rinascimento.

Necessitano di tempestive cure gli splendidi affreschi riguardanti la vita di S. Francesco, che decorano le volte del chiostro.

Quasi sicuramente (anche se accurate perizie non sono mai state eseguite) si devono a Guglielmo Caccia da Montabone detto il Moncalvo, attivo intorno ai primi anni del XVII.
FERRANIA ABBAZIA DI SAN PIETRO E NICOLO'.

Un passato millenario contraddistingue l'Abbazia di S.Pietro e Nicolo di Ferrania. In un primo documento del 1027 si parla di una donazione di beni fatta da Tete del Vasto (padre di Bonifacio) ai monaci benedettini, da alcuni anni già insediati nella zona. Settanta anni dopo, nel dicembre 1097, Bonifacio del Vasto dona a sua volta ai canonici benedettini, che nel frattempo avevano accolto la regola di S'Agostino, una grande estensione di terreno, chie­se, ecc.

Fu in seguito proprietà infine passò in eredità al casato di dei De Mari. Oggi il territorio della ex appartiene alla Ferrania Technologies.

All'interno dell'Abbazia è stato allestito un museo in raccolte circa diecimila rarissimi arredi.

RISERVA NATURALISTICA DELL 'ADELASIA.



Sulle alture di Ferrania a pochi km. da Cairo, trovate il refrigerio sicuro nella silente macchia boschiva del Parco dell'Adelasia.

La leggenda vuole che Adelasia.figlia di Ottone I di Sassonia ,per coronare il sogno d'amore, osteggiato dal padre, con Aleramo, decidesse di fuggire con il suo amato, trovando riparo nella grotta naturale da cui il Parco prende nome. Dalla Riserva partono quattro itinerari escursionistici di notevole pregio fore­stale floristico e paesaggistico, ed è attraversata dall'Alta Via dei Monti ligu­ri che fa tappa al rifugio della Cascina Miera. 

SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE.


II Santuario Madonna delle Grazie di località "Passeggeri " a ben ragione si può definire "Tempio dell'arte valbor-midese". Per due importanti peculiari­tà. L'una d'interesse archeologico, l'altra prettamente artistica.

L'ARCHEOLOGIA
Le radici della Cairo neolitica e poi romana hanno trovato riscontro pro­prio nella zona circostante la chiesa. Durante occasionali scavi vennero alla luce in prossimità dell'area un tempo conosciuta come San Donato, numerose asce di pietra di età neolitica. Alcuni anni dopo vennero esumati anfo­re lucerne, manufatti di metallo, vetro e terracotta. Questi straordinari reperti sono conservati nel museo Archeologico di Genova Pegli. Ma le sorprese non sono finite. Recenti scavi archeolo­gici hanno rivelato le sorprendenti trac­ce di un insediamento agricolo risalente all'epoca di Roma imperiale. Per man­canza di finanziamenti, la campagna si è arenata e oggi il sito non è visibile.

LA PITTURA
La pinacoteca di cui Cairo deve ancora dotarsi, la troviamo però all'interno del Santuario.
Vi si possono infatti ammirare gli ex­voto del grande paesaggista e ritrattista cairese Carlo Leone Gallo (1875-1960) sofferente che il pittore Domingo Motta (1872-1962) di Santuario ritrae nel 1954.
I quadri devozionali, la chiesa dona una trentina (altri si possono vedere presso il Santuario di Millesimo) svelano un aspetto conosciuto del Gallo, noto per l'incanto cromatico delle sue opere.
 
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Argenta, storia di una bonifica

Piste ciclabili, percorsi per birdwatcher, tanti centri visita e ora anche una fiera: l'area del delta emaano-romagnolo è senza dubbio tra le meglio organizzate del Paese. Unica nota stonata: la segnaletica, poco curata, specialmente per quanto riguarda i musei.

II delta del Po è senza dubbio uno dei luoghi migliori in Italia per vivere una giornata en plein air, specialmente in primavera.





Soltanto tra Ferrara e Ravenna sono decine le proposte per una gita in bicicletta tra lagune e canneti (bellissimo il percorso sull'argine del fiume Reno da Boscoforte a Volta Scirocco, con vista sulle valli di Comacchio) o per una passeggiata con il binocolo al collo: a Punte Alberete dove un magnifico bosco allagato è rifugio di aironi e usignoli.

Meno nota, invece, è la presenza di alcune strutture museali che arrichiscono e completano un weekend di sport e natura. Come a Mesola, ultimo borgo del ferrarese prima del confine con il Veneto, dove il Castello estense è sede di un itinerario espositivo davvero utile per capire il territorio.

Al piano terreno antiche mappe rivelano le forme assunte del delta nel corso dei secoli, al primo piano fotografie e testimonianze raccontanbo il viaggio del Po dalla sorgente alla foce; al secondo acquari e plastici del Centro di educazione ambientale offrono spunti preziosi per rconoscere gli ecosistemi dell area.

Ma è l'ecomuseo di Argenta, cittadina discosta dal mare, al confine tra le province di Fono, Ravenna e Bologna, a illustrare nel miglior dei modi il rapporto tra natura e cultura. Luoghi e musei narrano la storia dì una terra che è sempre vissuta a stretto contatto con l'acqua: acqua che un tempo le alluvioni del Po e del Reno riversavano su campi e paesi e che oggi è aspirata, trattenuta, incanalata grazie al lavoro di bonifica realizzato nei primi anni del Novecento.

Il cantiere idrovoro del Saiarino, tuttora funzionante e trasformato in uno splendido museo di archeologia industriale, parla della grandiosità di quei lavori e dell'incredibile complessità di un processo tuttora cruciale per la vita della regione: stupefacenti le pompe in ghisa, le stesse che Vittorio Emanuele III inaugurò nel 1925. e molto interessante la parte aperta nel 2002, che comprende le centrali che alimentano le idrovore.

Una volta usciti dal museo, il paesaggio circostante acquista un altro significato: si guardano con altri occhi i canali, gli argini, le chiuse, le valli (cioè gli specchi d'acqua).

Così, pedalando attorno a valle Santa e a valle Campotto, affollate da centinaia di uccelli, si ripensa alla funzione delle casse di espansione, i bacini dove vengono convogliate le acque in caso di piene troppo grandi per essere contenute negli argini. E visitando, a poca distanza dal Saiarino, il Museo delle valli di Argenta, dedicato alla storia e alla natura dell'area, si capisce che tutto — passato e futuro, uomini e animali — è legato a un unico filo.

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