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lunedì 13 luglio 2009

Argenta, storia di una bonifica

Piste ciclabili, percorsi per birdwatcher, tanti centri visita e ora anche una fiera: l'area del delta emaano-romagnolo è senza dubbio tra le meglio organizzate del Paese. Unica nota stonata: la segnaletica, poco curata, specialmente per quanto riguarda i musei.

II delta del Po è senza dubbio uno dei luoghi migliori in Italia per vivere una giornata en plein air, specialmente in primavera.





Soltanto tra Ferrara e Ravenna sono decine le proposte per una gita in bicicletta tra lagune e canneti (bellissimo il percorso sull'argine del fiume Reno da Boscoforte a Volta Scirocco, con vista sulle valli di Comacchio) o per una passeggiata con il binocolo al collo: a Punte Alberete dove un magnifico bosco allagato è rifugio di aironi e usignoli.

Meno nota, invece, è la presenza di alcune strutture museali che arrichiscono e completano un weekend di sport e natura. Come a Mesola, ultimo borgo del ferrarese prima del confine con il Veneto, dove il Castello estense è sede di un itinerario espositivo davvero utile per capire il territorio.

Al piano terreno antiche mappe rivelano le forme assunte del delta nel corso dei secoli, al primo piano fotografie e testimonianze raccontanbo il viaggio del Po dalla sorgente alla foce; al secondo acquari e plastici del Centro di educazione ambientale offrono spunti preziosi per rconoscere gli ecosistemi dell area.

Ma è l'ecomuseo di Argenta, cittadina discosta dal mare, al confine tra le province di Fono, Ravenna e Bologna, a illustrare nel miglior dei modi il rapporto tra natura e cultura. Luoghi e musei narrano la storia dì una terra che è sempre vissuta a stretto contatto con l'acqua: acqua che un tempo le alluvioni del Po e del Reno riversavano su campi e paesi e che oggi è aspirata, trattenuta, incanalata grazie al lavoro di bonifica realizzato nei primi anni del Novecento.

Il cantiere idrovoro del Saiarino, tuttora funzionante e trasformato in uno splendido museo di archeologia industriale, parla della grandiosità di quei lavori e dell'incredibile complessità di un processo tuttora cruciale per la vita della regione: stupefacenti le pompe in ghisa, le stesse che Vittorio Emanuele III inaugurò nel 1925. e molto interessante la parte aperta nel 2002, che comprende le centrali che alimentano le idrovore.

Una volta usciti dal museo, il paesaggio circostante acquista un altro significato: si guardano con altri occhi i canali, gli argini, le chiuse, le valli (cioè gli specchi d'acqua).

Così, pedalando attorno a valle Santa e a valle Campotto, affollate da centinaia di uccelli, si ripensa alla funzione delle casse di espansione, i bacini dove vengono convogliate le acque in caso di piene troppo grandi per essere contenute negli argini. E visitando, a poca distanza dal Saiarino, il Museo delle valli di Argenta, dedicato alla storia e alla natura dell'area, si capisce che tutto — passato e futuro, uomini e animali — è legato a un unico filo.

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