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mercoledì 15 agosto 2012

Umbria, lo spettacolo della Natura (prima parte).

umbria-cartinaIncastonata come una pietra nel cuore verde dell’Italia, l’Umbria è il luogo ideale per chi ama stare a contatto con la natura e, attraverso itinerari cicloturistici, scoprire boschi, castelli, santuari e perché no, Assisi, Spello fino alle pendici del Monte Subasio in mountain bike.

Un percorso di diversa natura, invece, è quello che lega l’uomo al suo territorio; sono famose le “strade del vino” che appagano i cinque sensi attraverso un itinerario fatto di natura, sapori e memoria di un tempo passato. Oltre alla degustazione dei vini, vivono in questi centri, tradizioni enogastronomiche ed artigianali, botteghe artigiane della ceramica, del vetro, del legno tipica espressione di una cultura tradizionale di origini antiche. Anche l’andar per frantoi è legato alla cultura dell’olio, un fiore all’occhiello di tutte le aziende, consorzi oleifici che hanno permesso di ottenere l’olio DOP Umbria.

Sistemi naturalistici.
I sistemi ipogei dell'Appennino calcareo.
bulbocodium-versicolor2
Più o meno vasti sistemi ipogei che caratterizzano molti rilievi montuosi calcarei appenninici, dal Monte Cucco, con le sue celebri e imponenti grotte, ai monti del Gualdese sino allo Spoletino...
Più o meno vasti sistemi ipogei che caratterizzano molti rilievi montuosi calcarei appenninici, dal Monte Cucco, con le sue celebri e imponenti grotte, ai monti del Gualdese sino allo Spoletino ed al territorio Narnese-Amerino.

Tali complessi di origine carsica ed in parte ipogenica, cioé legata alla risalita di acquiferi profondi, costituiscono ambienti tra i più interessanti dal punto di vista ecologico dell'intera Regione. Questi mondi sotterranei, veri e propri straordinari universi paralleli di grande fascino e suggestione, sono popolati da creature di notevolissimo interesse scientifico, frutto di processi evolutivi che hanno consentito loro di adattarsi a condizioni ambientali del tutto particolari, caratterizzate da una oscurità intensa o totale, elevata umidità e relativa scarsità di elementi nutritivi. Non sono poche, soprattutto tra gli invertebrati, le forme endemiche presenti in questi ambienti, alcune limitate a piccole popolazioni esclusivamente diffuse in ben determinati sistemi ipogei.

Tra le poche specie di Vertebrati presenti in questi mondi oscuri occorre citare il Geotritone italico (Speleomantes italicus), un piccolo Anfibio Urodelo appartenente alla Famiglia Pletodontidae di grande interesse biogeografico, che pur non essendo esclusivamente legato agli ambienti sotterranei frequenta regolarmente le aree vestibolari ed anche profonde di diverse grotte umbre. Estremo interesse rivestono anche i chirotteri, molto poco studiati in Umbria, che popolano con diverse specie e ingenti colonie varie cavità sotterranee, utilizzate soprattutto come aree riproduttive e luoghi di svernamento. Questi ambienti, per il loro straordinario valore scientifico che ne fa dei veri e propri "laboratori dell'evoluzione", meritano una protezione sempre più attenta, per evitare che la loro valorizzazione turistica rischi di alterare i fragili e delicati equilibri climatici ed ecologici.

I bacini carsico-tettonici dell'Appennino calcareo.
umbria calcare
Depressioni strutturali di origine tettonica, profondamente modellate dal carsismo superficiale, limitate ad alcuni settori appenninici tra i quali gli altopiani di Colfiorito.

Depressioni strutturali di origine tettonica, profondamente modellate dal carsismo superficiale, limitate ad alcuni settori appenninici tra i quali gli altopiani di Colfiorito, a ridosso del confine regionale con le Marche, e il versante umbro dei Monti Sibillini dove si estende l'ampio e suggestivo complesso del Pian Grande/Pian Piccolo di Castelluccio di Norcia.
Altopiani di Colfiorito Le formazioni vegetali naturali di queste conche d'altopiano, sono caratterizzate nelle zone umide più depresse da un insieme di fitocenosi disposte a mosaico o in fasce concentriche in relazione, principalmente, al diverso grado di umidità del terreno e alla profondità dell'acqua.
Nella palude di Colfiorito, situata a circa 800 m. di altitudine, si estendono lungo i bordi praterie umide, ormai ridotte a pochi lembi a causa delle attività antropiche, che lasciano il posto, verso le aree più interne ad una folta vegetazione elofitica, soprattutto costituita da vaste formazioni di Cannuccia palustre (Phragmites australis) che tendono a spingersi nel cuore della conca arrestandosi solo in poche aree di acque più profonde dove si sviluppa una vegetazione idrofitica con ampie distese occupate da Potamogeton crispus e Potamogeton natans e da Ninfea bianca (Nymphaea alba). Questo interessante ambiente palustre, la cui tutela mobilitò i movimenti ambientalisti locali, attualmente Parco Regionale, è stata riconosciuta zona umida d’importanza internazionale (Convenzione di Ramsar, 1971), oltre che sito di interesse comunitario (SIC), sia per la ricca flora che la caratterizza che per la variegata fauna che popola i suoi numerosi ambienti.

Pian Grande/Pian Piccolo di Castelluccio di Norcia Il complesso Pian Grande/Pian Piccolo di Castelluccio di Norcia, situato ad una quota media di 1.300 m, si presenta come un vasto altopiano rivestito di bassa vegetazione erbacea e solcato dal Fosso Mergani, che convoglia le acque di scioglimento delle nevi verso l'omonimo inghiottitoio carsico, sulle cui sponde si sviluppa un'interessante flora acquatica. Queste vaste depressioni pianeggianti, racchiuse da imponenti rilievi montuosi, tra i quali il maestoso Monte Vettore (2.478 m di altitudine), rappresentano uno degli angoli più suggestivi e affascinanti dell'intera Regione, soprattutto nei mesi primaverili quando una moltitudine di fiori trasformano le verdi distese in vere e proprie straordinarie "tavolozze" di colori.

I rilievi calcarei appenninici.
rilievi appenninici
I rilievi calcarei comprendono l'intero sistema delle dorsali montane che costituiscono l'Appennino Umbro-Marchigiano, dal confine con la Regione Marche sino ai Monti Martani che ne rappresentano...
Ambiente e geo-morfologia I rilievi calcarei comprendono l’intero sistema delle dorsali montane che costituiscono l’Appennino Umbro-Marchigiano, dal confine con la Regione Marche sino ai Monti Martani che ne rappresentano un’appendice occidentale. In questa unità ambientale possono anche venire inclusi i rilievi dei Monti di Gubbio, del Monte Subasio, dei monti Malbe, Tezio ed Acuto, del Monte Peglia e dei Monti Amerini, che si innalzano isolati nell’ambito di altre unità paesaggistiche regionali, come vere e proprie “avanguardie occidentali” dei più classici paesaggi appenninici. L’intera unità è caratterizzata da rilievi montuosi costituiti essenzialmente da rocce sedimentarie di origine marina, in gran parte calcaree, formatesi durante l’Era Mesozoica e parte dell’Era Cenozoica, per accumulo e successivo processo di litificazione di sedimenti sui fondali dell’antico Bacino della Tetide. Le più antiche formazioni rocciose che costituiscono questi rilievi sono rappresentate dalle Anidridi di Burano che affiorano nei pressi di Cenerente, pochi chilometri a Nord di Perugia, la cui età è riferibile al Triassico Superiore (circa 220.000.000 di anni fa). I sedimenti che costituiscono questa formazione si depositarono su un vasto bacino evaporitico di acqua bassa, probabilmente in condizioni climatiche di tipo Tropicale arido, lungo l’allora bordo meridionale del Bacino della Tetide.

Tale formazione rocciosa si colloca alla base di quell’insieme di sedimenti denominati dai geologi “Serie Stratigrafica Umbro-Marchigiana” che costituisce l’intera ossatura dei nostri rilievi appenninici e che testimonia, attraverso le sue diverse tipologie di rocce, l’evoluzione geomorfologia e paleoambientale del Bacino della Tetide, da oltre 200.000.000 di anni fa sino all’emersione delle prime dorsali montuose del settore umbro dell’Appennino, a partire da circa 7.000.000 di anni fa.

I rilievi calcarei appenninici presentano un’ampia varietà di situazioni ecologiche ed ambientali riferibili principalmente alle diverse altitudini che li caratterizzano e che possono essere suddivise in vari piani bioclimatici, dal Collinare Submediterraneo, attraverso il Basso-Montano ed il Montano sino al Subalpino ed Alpino, quest’ultimo strettamente limitato a poche aree di cresta dei Monti Sibillini, oltre i 1.900/2.000 m. di quota.

Vegetazione In linea generale le diverse formazioni vegetali naturali presenti in tale unità paesaggistica spaziano dai boschi e dalle macchie di Leccio (Quercus ilex) con altre specie arboree ed arbustive termofile e di origine mediterranea delle quote più basse e dei versanti più caldi ed assolati, ai boschi di caducifoglie collinari e basso montani di Roverella (Quercus pubescens), di Carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed Orniello (Fraxinus ornus), di Cerro (Quercus cerris), sino ai boschi montani a dominanza di Faggio (Fagus sylvatica) del Piano Montano ed agli arbusteti e praterie primarie dei Piani Subalpino ed Alpino, oltre i 1.750/1.800 m. di altitudine, che presentano numerose specie vegetali di origine boreale ed artico-alpina (Arctostaphylos uva-ursi, Salix herbacea, Salix retusa, Silene acaulis, Dryas octopetala, etc.). Queste ultime entità, veri "relitti nordici" discesi alle nostre latitudini durante le fasi più fredde del Quaternario e successivamente, con i cambiamenti climatici in senso caldo del Postglaciale, arrocatesi nei più alti rilievi dell'Appennino Abruzzese ed Umbro-Marchigiano, dal Gran Sasso d'Italia e dalla Majella, al Velino-Sirente ed ai Monti Sibillini, costituiscono un insieme vegetale di estremo interesse biogeografico, che insieme alle varie forme endemiche montane presenti, tra le quali la celebre Stella alpina appenninica (Leontopodium nivale), rappresentano uno dei più pregevoli complessi floristici dell'intera Italia Centrale.

Dopo millenni di presenza umana sul territorio gli ambienti ed i paesaggi originali dell'Unità in questione si presentano oggi profondamente alterati dalle attività antropiche, soprattutto agro-silvo-pastorali. Così gran parte delle antiche formazioni forestali sono state abbattute per lasciare spazio alle distese erbose da utilizzare per il pascolo, soprattutto ovino, e le porzioni residue sono principalmente ridotte a boschi cedui e degradati. Solo in alcune aree montane, spesso di difficile accesso, sono ancora presenti lembi di bosco d'alto fusto di elevata naturalità, in grado di rievocare l'aspetto delle antiche foreste appenniniche prima che l'uomo pastore ed agricoltore operasse radicali e diffusi interventi sul territorio. Tali boschi sono limitati a ridotte superfici dei massicci montani del Cucco-Catria, del Coscerno-Aspra e di pochi altri rilievi della Valnerina e dei Monti Sibillini e rappresentano uno dei maggiori beni ambientali dell'intero patrimonio naturale della Regione Umbria.

Fauna Solamente in questi ambienti, meno toccati dalle attività antropiche, sopravvivono i residui di quella originaria fauna forestale appenninica che un tempo caratterizzava tali regioni montuose. Scomparsi il Gufo reale (Bubo bubo), il Cervo nobile (Cervus elaphus) e l'Orso bruno (Ursus arctos marsicanus), sopravvivono, oltre ad una fauna di più ampia diffusione, splendide ed affascinanti creature come il Lupo (Canis lupus), il Gatto selvatico (Felis sylvestris), la Martora (Martes martes) ed il Capriolo (Capreolus capreolus), quest'ultimo in lenta fase di espansione su buona parte del territorio regionale. Nelle formazioni forestali più umide che si snodano lungo il corso di alcuni piccoli corsi d'acqua montani, inoltre, sono presenti due rari Anfibi Urodeli di notevole interesse ecologico e biogeografico, la Salamandra pezzata appenninica (Salamandra salamandra gigliolii) e la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), una specie endemica della penisola italiana. Questi residui ambienti silvestri, insieme ai pochi lembi di praterie primarie d'alta quota, ancora abitate da diverse interessanti specie faunistiche montane, rappresentano alcuni dei più ricchi serbatoi di biodiversità dell'intero territorio regionale e come tali meriterebbero più oculate forme di tutela e di gestione.

Altre aree di interesse ambientale Oltre a tali ambiti di estremo valore naturalistico, veri e propri "gioielli" della natura umbra, l'intera unità presenta molte altre realtà, anche di limitata estensione, di particolare interesse ambientale e paesaggistico, dai superbi boschi d'alto fusto di Leccio (Quercus ilex) che si innalzano nei pressi di eremi francescani ed abbazie benedettine (Eremo delle Carceri del M. Subasio, Abbazia di Sassovivo di Foligno, Monteluco di Spoleto, Sacro Speco di Narni, etc.), alle aspre forre della Valnerina dove spumeggiano impetuosi torrenti, fino ai dolci declivi dei rilievi calcarei dello Spoletino e delle "Coste di Trevi", dove boschi di sempreverdi e caducifoglie si alternano a vasti uliveti in un suggestivo connubio tra selvatico e coltivato.


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