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giovedì 16 agosto 2012

Umbria, lo spettacolo della Natura (seconda parte).

Incastonata come una pietra nel cuore verde dell’Italia, l’Umbria è il luogo ideale per chi ama stare a contatto con la natura e, attraverso itinerari cicloturistici, scoprire boschi, castelli, santuari e perché no, Assisi, Spello fino alle pendici del Monte Subasio in mountain bike.

Un percorso di diversa natura, invece, è quello che lega l’uomo al suo territorio; sono famose le “strade del vino” che appagano i cinque sensi attraverso un itinerario fatto di natura, sapori e memoria di un tempo passato.

Oltre alla degustazione dei vini, vivono in questi centri, tradizioni enogastronomiche ed artigianali, botteghe artigiane della ceramica, del vetro, del legno tipica espressione di una cultura tradizionale di origini antiche. Anche l’andar per frantoi è legato alla cultura dell’olio, un fiore all’occhiello di tutte le aziende, consorzi oleifici che hanno permesso di ottenere l’olio DOP Umbria.

Sistemi naturalistici.

I rilievi collinari marnoso-arenacei.
umbria colline
Interessano principalmente gran parte del settore nord-orientale dell'Umbria, dall'Alta Valle del Tevere sino ai primi contrafforti calcarei appenninici dell'Eugubino-Gualdese ed alle pendici.

Ambiente e geo-morfologia Interessano principalmente gran parte del settore nord-orientale dell'Umbria, dall'Alta Valle del Tevere sino ai primi contrafforti calcarei appenninici dell'Eugubino-Gualdese ed alle pendici settentrionali ed orientali del Monte Subasio. Questa vasta superficie territoriale risulta caratterizzata da complessi collinari con altitudini massime che generalmente non superano gli 800-900 m s.l.m. formati da rocce appartenenti alla cosiddetta "formazione marnoso-arenacea", originatesi dall'accumulo di sedimenti nei bacini marini neogenici tra 10.000.000 e 20.000.000 di anni fa. Queste rocce, costituite da un'alternanza di litofacies marnose ed arenacee, dopo l'emersione dalle acque dei mari del Terziario, hanno subito intensi processi erosivi che hanno dato origine a rilievi caratterizzati da linee dolci, cime spesso arrotondate e diffusi ampi dossi semipianeggianti, a volte delimitati da pendii piuttosto acclivi.

Vegetazione Le formazioni forestali originarie, principalmente rientranti nei piani bioclimatici Basso-Collinare e Alto-Collinare, sono in gran parte costituite da boschi di caducifoglie a predominanza di Roverella (Quercus pubescens) nei rilievi più bassi e nei versanti con clima più secco, e di Cerro (Quercus cerris) nelle zone più elevate e fresche. A seguito delle millenarie attività antropiche che hanno interessato queste aree di antico insediamento, poco sopravvive degli originari ambienti forestali, in massima parte trasformati in lembi di boschi cedui piuttosto degradati intervallati da vaste superfici occupate da colture agrarie e praterie secondarie.
In alcune zone, come nei dintorni di Pietralunga e nei rilievi collinari che si innalzano tra il Monte Subasio, l'Alta Valle del Chiascio e l'Eugubino, oltreché in varie parti dell'Alta Valtiberina, ai confini con la Toscana, sono ancora presenti superfici boschive, anche di notevole estensione, costituite da cerrete d'alto fusto con caratteristiche di notevole interesse ambientale. In tali formazioni forestali collinari che rappresentano gli ambiti di maggiore interesse naturalistico dell'intera Unità, sopravvivono comunità faunistiche un tempo ampiamente diffuse su gran parte del territorio regionale e poi sempre più ridotte a causa delle modifiche ambientali apportate dall'uomo, oltreché dalla caccia indiscriminata.
Fauna Tra le presenze faunistiche di maggiore interesse ecologico e conservazionistico dell'Unità in questione figurano il Lupo (Canis lupus) ed il Capriolo (Capreolus capreolus). Vaste superfici dell'area collinare marnoso-arenacea, grazie allo spopolamento delle aree collinari interne dell'Umbria, in atto già dalla prima metà del Novecento, risultano interessate da fenomeni di riespansione della vegetazione spontanea che, con l'instaurarsi di  classiche fasi di successioni secondarie, stanno trasformando aree di ex pascoli e coltivi abbandonati in arbusteti, macchie e boscaglie. Questo processo potrebbe contribuire, a lungo termine, a favorire un ulteriore ampliamento del raggio di insediamento e diffusione di numerose specie della fauna selvatica, tra le quali il Capriolo.

Le grandi conche interne e le ampie valli fluviali.
umbria_valle dei laghi
Questa unità ambientale interessa i vasti complessi di depressioni interne, di origine tettonica, spesso localmente definite "Valli", distribuite in gran parte dell'Umbria centrale, dalle pendici.

Ambiente e geo-morfologia Questa unità ambientale interessa i vasti complessi di depressioni interne, di origine tettonica, spesso localmente definite "Valli", distribuite in gran parte dell'Umbria centrale, dalle pendici delle colline di Brufa-Collestrada sino alla "Valle Spoletana", dai Colli Perugini sino al Tuderte, oltreché le conche di Gubbio e di Terni-Narni.

Anche i principali fondovalle dei maggiori corsi d'acqua dell'Umbria (Tevere, Chiascio, Topino, Paglia, Nera), costituiti da tipici sedimenti di origine fluviale, rientrano in tale Unità. Le depressioni strutturali, originatesi durante i processi di distensione della crosta terrestre dell'Italia Centrale conseguenti alla formazione del Bacino Tirrenico nel corso del Neogene, sono principalmente formate da sedimenti continentali di origine lacustre e fluviale (limi, sabbie, ghiaie, ciottolame) e si presentano come vaste distese pianeggianti, delimitate da rilievi collinari e/o montani.

Le quote medie di queste aree di pianura variano dai 100 m ai 250-300 m nell'Umbria Occidentale e Centrale, fino ai 400 m. della "Piana di Gubbio".

Vegetazione.
umbria_vegetazione
Le formazioni vegetali originarie di questi vasti sistemi di depressioni tettoniche, che erano caratterizzate da foreste planiziarie, intervallate da praterie umide e paludi, sono ormai scomparse da lungo tempo essendo state completamente sostituite da colture agrarie, frutto di grandi interventi di bonifica e di riassetto territoriale avviati già in Età Classica. Solamente in limitatissime superfici sopravvivono lembi di vegetazione forestale di un certo interesse ambientale, tra questi primeggiano i boschi residui della Piana di Gubbio. costituiti da pochi ettari di boschi acidofili planiziari, formati da querce caducifoglie quali: Cerro (Quercus cerris), Farnia (Quercus robur), Rovere (Quercus petraea).
Nonostante il degrado generale che ha trasformato la maggiore superficie di tali pianure in vaste distese agrarie delimitate da canali di irrigazione e strade, punteggiate da insediamenti sia abitativi che industriali, sono ancora presenti vari tratti con caratteristiche ambientali e paesaggistiche di rilievo. In particolare nel tratto di Valle Umbra che si estende tra le pendici delle colline di Collemancio e le cittadine di Cannara e Bevagna, é possibile osservare lembi di pianura che conservano parte del fascino dei paesaggi agrari di un tempo, dove, grazie alla presenza di siepi, filari di specie arboree d'alto fusto e di canali d'irrigazione bordati da sottili cortine di vegetazione acquatica, riescono a sopravvivere diverse specie di animali selvatici, soprattutto piccoli uccelli. Particolare interesse ambientale e fascino rivestono anche il Laghetto dell'Aiso, detto anche "Lago dell'Abisso", un piccolo specchio di acque sorgive di pianura nei pressi di Bevagna, e le celeberrime Fonti del Clitunno, ai margini orientali della cosiddetta Valle Umbra Sud ed ai piedi delle alture calcaree di Campello, ammantate di argentei uliveti. Tutti "frammenti" di territorio in grado di rappresentare situazioni ambientali di un certo pregio naturalistico nell'ambito di interi paesaggi totalmente trasformati dall'uomo e, purtroppo, in gran parte ancora soggetti a innumerevoli forme di degrado.

Anche la situazione ambientale delle grandi valli fluviali non si presenta molto diversa. Lungo il corso della maggior parte dei fiumi umbri, l'originaria vegetazione forestale ripariale e le boscaglie igrofile sono state distrutte completamente dall'uomo, oppure fortemente ridotte nella superficie, degradate e impoverite floristicamente e strutturalmente. Ciò che sopravvive sono piccoli lembi e nuclei di boschi e boscaglie ripariali, soprattutto costituiti da varie specie del genere Salix, Pioppo nero (Populus nigra), Pioppo bianco (Populus alba), Ontano nero (Alnus glutinosa) presenti lungo alcuni brevi tratti del corso dei vari fiumi umbri, principalmente Nera e Paglia.

Le fitocenosi ripariali rappresentano le più degradate ed alterate tra tutte quelle che costituiscono il paesaggio forestale umbro.

Fauna Conseguentemente al degrado che caratterizza tali formazioni vegetali, la fauna ad esse legate si presenta particolarmente impoverita. Un ultima nota dolente, ad ulteriore riconferma di quanto sia andato perduto, nel corso dei secoli, dell'originale patrimonio biologico di questi ambienti fluviali: Presso le Raccolte Zoologiche di Mons. Giulio Cicioni, attualmente gestite dal Centro di Ateneo per i Musei Scientifici (C.A.M.S.) dell'Università degli Studi di Perugia, é conservato un esemplare tassidermizzato di Lontra (Lutra lutra), un Mustelide strettamente legato all'esistenza di ambienti acquatici particolarmente integri, abbattuto nei primi del Novecento lungo le sponde del Fiume Chiascio, nei pressi di Torgiano, in un tratto fluviale oggi tra i più inquinati e degradati dell'intero territorio regionale.
moscardino_abruzzo


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