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lunedì 14 gennaio 2013

A confine tra Liguria e Toscana, il Parco Montemarcello-Magra è un vero e proprio laboratorio di progetti “certificati” di conservazione e riqualificazione ambientale.

ente parco montemarcello magra1A confine tra Liguria e Toscana, il Parco Montemarcello-Magra include un territorio di 4320,8 ettari, ricco di valenze naturali, storiche e culturali, attraversando i confini di ben 18 comuni: Ameglia, Arcola, Beverino, Bolano, Borghetto Vara, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Carro, Carrodano, Follo, Lerici, Pignone, Riccò del Golfo, Rocchetta Vara, Santo Stefano Magra, Sarzana, Sesta Godano e Vezzano Ligure.

Il mare e la costa con borghi marinari di forte attrattiva e incantevoli spiagge lasciano il posto alla Val di Magra con le sue zone umide ricche di biodiversità e nell’entroterra alle verdi colline della Val di Vara. Oltre all’area fluviale di grande pregio naturalistico e storico-culturale è il Promontorio del Caprione ideale punto di partenza per molte escursioni.

ente parco montemarcello magra mapMa il Parco non è solo un insieme di paesaggi unici, è anche un laboratorio di progetti “certificati” di conservazione e riqualificazione ambientale che ruotano sul Centro Regionale Fauna Minore, sull’Orto botanico di Montemarcello e sul Centro Studi sulle aree protette e gli ambienti fluviali, punto di riferimento per i parchi fluviali italiani.

L’area fluviale è caratterizzata da una ricca vegetazione ripariale a salici che svolge una importante opera stabilizzatrice del substrato alluvionale. I più diffusi sono il salice bianco (Salix alba), il salice rosso (S. purpurea) e il salice ripaiolo (S. eleagnos), meno comuni il salice da ceste (S. triandra) e l’endemico salice dell’Appennino (S. apennina).

Nella fascia più arretrata e lontana dalla corrente principale, su depositi limoso-sabbiosi, si sviluppano formazioni boschive più evolute caratterizzate da ontano nero (Alnus glutinosa), pioppo nero (Populos nigra), pioppo bianco (Populus alba) e salici arborei.

Tra le specie sommerse di acque stagnanti troviamo il sempre più raro millefoglio d’acqua comune (Myriophyllum spicatum), il ceratofillo comune (Ceratophyllum demersum) e varie specie di brasca, sulle sponde lungo le rive dei corsi d’acqua e dei canali troviamo canneti a cannuccia di palude (Phragmites australis) e formazioni di lisca maggiore (Typha latifolia) o lisca a foglie strette (Typha angustifolia) mentre sui greti fluviali piante erbacee come l’inula viscosa (Cupulia viscosa).

Si possono poi ammirare diversi altri ambienti: dalle pinete di pini marittimi (Pinus pinaster) con eriche, ai cui margini crescono il ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus) e il terebinto (Pistacia terebintus), ai boschetti di leccio (Quercus ilex). Non mancano prati, ginestre (Spartium junceum) e grandi cespugli di ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus) che crescono in mezzo a formazioni rocciose calcaree.

Il Promontrorio del Caprione presenta sui due versanti delle colline una differenza nella copertura vegetale dovuta all’esposizione, ai  venti e all’influenza del mare o del fiume. Il versante sul fiume Magra è caratterizzato da pinete di pino marittimo, nelle colline di Bocca di Magra, e dal bosco misto di caducifoglie (cerro, roverella, carpino nero ecc.).

Sul versante a mare, troviamo estese pinete di pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e altre tipiche formazioni mediterranee: il bosco di leccio, di cui rimangono solo piccoli lembi, la macchia, formata da un insieme intricato di arbusti e liane sempreverdi e la gariga, composta da bassi arbusti ed erbe e ricca di specie aromatiche.

Il paesaggio vegetale è infine caratterizzato da vaste aree occupate dagli antichi oliveti terrazzati che ricoprono vaste aree del Caprione, soprattutto lungo il versante a mare ma anche nelle colline intorno ad Ameglia.

La produzione di olio è stata una delle principali fonti di guadagno per la popolazione locale fino agli anni 50 ma in seguito molte colture di questo tipo sono state abbandonate a cominciare dagli oliveti più impervi, provocando un progressivo deperimento delle piante e un deterioramento dei muretti a secco. In primavera negli oliveti fioriscono anemoni, orchidee e in estate papaveri e gladioli oltre a numerose erbe.
Flora.
La flora di pregio del parco fluviale è costituita soprattutto da piante acquatiche e palustri, sempre più rare a livello nazionale a causa delle opere di bonifica. Tra le piante di maggiore interesse citiamo, per esempio, il Millefoglio d’acqua (Myriophyllum spicatum), il Coltellaccio (Sparganium erectum), la Lisca maggiore (Typha latifolia) e la Lisca a foglie strette(Typha angustifolia).

Il promontorio del Caprione, per le differenti condizioni climatiche cui è soggetto, è caratterizzato dalla presenza di una ricca flora mediterranea. Numerose sono le sclerofille sempreverdi, piante dalle foglie spesse e coriacee, come per esempio leccio (Quercus ilex), corbezzolo (Arbutus unedo), alaterno (Rhamnus alaternus), lentisco (Pistacia lentiscus) e mirto (Myrtus communis).
  
Vi sono poi specie protette in Liguria (L.R. 30/1/84 n.9) tra cui l’iris nano (Iris lutescens), il narciso tazetta (Narcissus tarzetta), e numerose orchidee selvatiche.

Particolarmente importante è la presenza del cisto bianco (Cistus albidus), arbusto dalle vistose fioriture, che sul Caprione si trova al limite orientale della sua area di distribuzione ed è uno dei simboli del parco.

Oasi LIPU.
Da ottobre 2009 è operativa l’Oasi Lipu di San Genesio di Arcola una struttura gestita dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e aperta ai visitatori venerdì, sabato e domanica mattina e pomeriggio.
Gli obiettivi e le finalità della LIPU sono la promozione dell’area come punto di riferimento per le scuole e la comunità del territorio, attraverso iniziative ed eventi natura durante tutti i periodi dell’anno, anche attraverso collaborazioni con ricercatori e università per studiare e monitorare le emergenze naturali dell’Oasi.

’oasi e il centro visite sono un punto di riferimento per tutti gli appassionati di natura, per la comunità locale e per tutte le scuole materne, elementari e medie del Comune di Arcola per le quali, grazie a una convenzione stipulata tra Oasi LIPU, Comune di Arcola e Ente Parco Montemarcello-Magra, le attività didattiche sono gratuite.

L’Oasi è una sorta di “aula verde permanente” dove costruire, con gli insegnanti, programmi e percorsi didattici. Una struttura “viva”, un luogo dove poter anche organizzare corsi di aggiornamento sulle tematiche dell’educazione ambientale con maestri e insegnanti. Vi invito dunque a continuare a venire all’Oasi, viverla, amarla, unendovi a noi per E ’ possibile prestare un po’ del proprio tempo al lavoro volontario presso l ’Oasi.

Per informazioni e collaborazioni con l’Oasi si può contattare il n° 349 0956080 o scrivere a oasi.arcola@lipu.it - http://www.oasilipuarcola.blogspot.com/

Mammiferi.
Sul Caprione i mammiferi sono rappresentati da carnivori quali la volpe (Vulpes vulpes), la faina (Martes foina), la donnola (Mustela nivalis), il tasso (Meles meles), da insettivori quali il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa (Talpa europaea) e da roditori come lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), il topo quercino (Eliomys quercinus), il ghiro (Glis glis) e il moscardino (Muscardinus avellanarius).

Negli ultimi anni ha avuto grande diffusione anche il cinghiale (Sus scrofa).
Tra i chirotteri si trovano il Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), e l ’euriale (Rhinolophus euryale Blasius), alcuni vespertilionidi tra cui il maggiore (Myotis myotis), il Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il Serotino (Vespertilio serotinus Schreber) e la Nottola (Nyctalus noctula).

Geologia.

La geologia del bacino del fiume Magra, ampio circa 1964 Kmq, è molto complessa. Per comprendere la varietà di rocce attraversate dai corsi del Vara e della Magra possiamo osservare il diverso aspetto dei ciottoli trasportati dalla corrente del fiume e depositati sulle sponde fluviali.
Scopriamo così le arenarie, composte da piccoli granuli sabbia cementati assieme e che costituiscono gli alti rilievi del M. Gottero e del M.

Civolaro, le serpentine, rocce vulcaniche di colore verde scuro, molto diffuse nella Val di Vara ed inoltre i rossi diaspri, i calcari, le marne ecc.
Particolarmente interessante è la serie geologica di Punta Bianca, l’estremità meridionale del promontorio del Caprione. Il nome “Punta Bianca” è dovuto alla presenza di uno spesso strato di calcare bianco, utilizzato per la sua bellezza già in epoca romana.

Nei pressi di Punta Bianca affiorano le rocce più antiche della provincia della Spezia (450-350 milioni di anni fa), formate da antiche argille che hanno subito, nel tempo, un processo metamorfico.

 
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venerdì 11 gennaio 2013

Parco Naturale Regionale di Piana Crixia.

Fungocrixia1Il Parco
Il Parco, spartiacque tra le colline delle Langhe e le valli create dal fiume Bormida e i suoi affluenti, si estende all'interno del territorio comunale di Piana Crixia, nome suggestivo derivante da un'antica mansio romana.

Il paesaggio si caratterizza per il contrasto tra le aree pianeggianti, da sempre sfruttate dall'uomo per scopi agricoli, e l'asprezza dei rilievi sovrastanti, nei quali l'erosione degli agenti atmosferici ha scavato imponenti calanchi in continua evoluzione.

Piana_Crixia_(Savona,_Italy).svgUn singolare masso di granito appoggiato su di una colonna formata da un agglomerato argilloso, detto "Fungo di pietra" alto 15 m. costituisce uno dei più caratteristici fenomeni geologici del territorio e dell'area ligure-piemontese.

In tutta la zona prosperano ancora una flora e una fauna ricchissima.

La popolazione locale ha ancora oggi conservato le antiche tradizioni, nel lavorare i prodotti della terra e del bosco, che vengono valorizzate da una particolare cucina unione tra quella piemontese e quella ligure.

Dolci colline coltivate e ripidi versanti di nuda roccia
Il paesaggio collinare di Piana Crixia, nella media valle della Bormida di Spigno, anticipa i caratteri che presentano le vicine Langhe piemontesi. Aree a modesto declivio, in gran parte coltivate, si affiancano a rilievi più aspri, dove l'erosione ha messo a nudo in molti punti il substrato argilloso, dando luogo a caratteristiche forme calanchive. Il contrasto tra il grigio dei calanchi e i colori dei campi e dei boschi circostanti crea un quadro suggestivo, unico nel suo genere in Liguria.

Una parte di tale territorio è compresa nel Parco regionale di Piana Crixia, che si estende per otto chilometri quadrati sul fianco sinistro della valletta del Rio della Madonna, al confine con il Piemonte. Del parco fa parte anche una piccola area isolata nei pressi della frazione Borgo, dove sorge il famoso "Fungo", spettacolare struttura rocciosa prodotta dall'erosione selettiva.

Il territorio di Piana Crixia fu abitato dall'uomo fin da tempi lontani. Vi passavano infatti importanti vie di comunicazione romane e medievali. Le colline, tuttavia, rimasero in gran parte selvagge e disabitate fino a quando non furono colonizzati tutti i terreni migliori del fondovalle.
  
All'interno dell'area protetta si sono sviluppati soltanto piccoli nuclei agricoli, soprattutto a partire dal XVIII secolo, ma i contadini hanno sempre avuto vita dura a causa delle aree calanchive incombenti.

I Calanchi e lo sviluppo della vegetazione
I calanchi sono forme di erosione tipiche di versanti costituiti da rocce sedimentarie argillose o marnose, impermeabili e nello stesso tempo poco consistenti.

L'acqua piovana vi scorre tutta in superficie, producendo sulla roccia tenera un'azione erosiva molto accentuata. Si formano così solchi che tendono via via ad allungarsi e a ramificarsi, generando una rete di vallecole dai fianchi nudi, separate tra loro da crestine sottili in rapida evoluzione.

L'intensa azione del ruscellamento impedisce nei calanchi la formazione di humus e rende molto difficile la crescita di vegetazione. Alcune specie pioniere, piccole piante erbacee particolarmente frugali, riescono a volte ad attecchire sui nudi pendii argillosi, ma spesso per sradicarle è sufficiente un acquazzone più violento del solito.

Osservando i calanchi di Piana Crixia si possono individuare le diverse fasi di sviluppo della copertura vegetale: dove le piante pioniere riescono a resistere si accumulano piccole quantità di humus e cominciano ad attecchire i primi arbusti; in seguito al loro sviluppo si forma uno strato di terreno e alla fine si ha la crescita di alberi con la conseguente formazione di un bosco.

Si tratta comunque di un processo lentissimo, che nelle aree calanchive viene spesso interrotto da improvvise frane e deve ricominciare ogni volta da capo.

Meandri incassati e vallette sospese
Oltre che dai calanchi il paesaggio del Parco di Piana Crixia è caratterizzato da una serie di piccoli corsi d'acqua dall'andamento irregolare, con meandri incassati e vallette sospese. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che il reticolo idrografico è stato in parte ereditato da una situazione precedente agli ultimi eventi geologici e in parte è stato condizionato da fratture recenti.

I meandri incassati sono anse che si susseguono più o meno regolarmente in un corso d'acqua che percorre una valle stretta.

A Piana Crixia si possono osservare nei tratti mediani del Rio Micheletto e del Rio Rolando.

Le numerose vallette sospese si sono invece formate a causa della notevole differenza di attività erosiva tra i corsi d'acqua principali e quelli minori, accentuata dalla scarsa consistenza del substrato argilloso.

Fungo di Piana Crixia
Un fungo alto quindici metri
Nei pressi della frazione Borgo, sulla sponda di un meandro della Bormida di Spigno, si innalza il famoso "Fungo" di Piana Crixia, una forma di erosione del tutto eccezionale per la Liguria e le zone circostanti.
Forme analoghe si incontrano in alcune località alpine, dove l'erosione ha modellato antichi depositi morenici o fluvioglaciali, creando pittoresche piramidi di terra.

 
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giovedì 10 gennaio 2013

Aree Protette della Liguria: la rete dei Parchi e dell'Alta Via.

Le Aree Protette - MappaL’Alta Via dei Monti Liguri è l’itinerario ideale per conoscere località interessanti dal punto di vista naturalistico–ambientale, a cominciare dalle aree naturali protette che ne costituiscono i nodi principali. Il percorso attraversa i parchi regionali delle Alpi Liguri, del Beigua e dell’Aveto, raggiunge il parco di Montemarcello-Magra ed è collegato, con appositi itinerari, alle altre aree protette della Liguria e ai siti della Rete Natura 2000.


Con oltre 6000 ettari di superficie articolati in quattro ambiti, Tanarello-Negrone, Saccarello-Frontè-Monega, Toraggio-Pietravecchia e Testa d’Alpe, il Parco delle Alpi Liguri, istituito con legge regionale 23 ottobre 2007, n. 34, costituisce l’ultimo, essenziale, tassello aggiuntosi al Sistema regionale delle Aree protette.


L’Alta Via lo attraversa longitudinalmente con tappe esaltanti, tra le più significative dell’intero percorso. Qui si trova la cima più alta della regione: il Monte Saccarello, che si eleva a 2200 metri di quota sovrastando, con le sue bastionate, gli antichi borghi medievali di Realdo e Verdeggia; qui si cammina dalle falesie fossili, in prossimità della costa, alle foreste d’alta quota, attraverso terrazzamenti a ulivo e vigneti di Rossese e poi verso quote ancor più elevate, tra cespugli di timo e lavanda dall’inebriante aroma, che si alternano a flora rara di tipo alpino. 


Da segnalare il Sentiero Balcone, itinerario di lunga percorrenza che mette in collegamento, con andamento parallelo alla costa, i paesi del medio entroterra - nuclei storici della Provincia di Imperia - e nel contempo si raccorda con i principali percorsi che dalle cime delle Alpi scendono verso il mare: può essere percorso a tratte giornaliere “di valle in valle”, portando così il turista a conoscerne progressivamente le diverse particolarità. Lungo le pendici orientali dei Monti Pietravecchia e Toraggio si sviluppa poi il famoso “Sentiero degli Alpini” (variante Alta Via – segnavia: AV2), scavato nella roccia a strapiombo dal più antico (1872) e glorioso Corpo di truppe da montagna.


toraggio_beigua trebbiatura_puntabianca

Dall’altopiano del Parco del Beigua, l’Alta Via consente di spaziare con lo sguardo dal golfo di Genova alle montagne della Val d’Aosta: ruotando su se stessi si possono ammirare, nelle giornate limpide, il Monviso (NO) e il Monte Rosa (N-NE), il promontorio di Portofino (E-SE), le isole dell’Arcipelago Toscano (SE) e la Corsica (S). In questo tratto – noto per essere un luogo di passaggio prediletto dagli uccelli migratori - lo spartiacque principale del sistema alpino-appenninico registra la minima distanza dal mare, con montagne di 1200 m a pochi chilometri dalle spiagge.

Geoparco UNESCO, punto d’incontro di diversi “mondi”, naturali e culturali, il parco è costituito, a sud, da aspri e assolati versanti, dove crescono fiori adattati alle rocce ricche di magnesio e si incontrano antichissime incisioni rupestri, mentre a nord, dolci pendii con castagni secolari sono costellati da edifici dall’aspetto centro-europeo tra i quali spicca, per mole, importanza storica ed interesse architettonico, l’insediamento cistercense della Badia di Tiglieto, tra i più antichi d’Italia. [foto 2: Parco Beigua - vista dal crinale]

Nel Parco dell’Aveto l' Alta Via raggiunge la sua massima quota appenninica (1700 m circa) sul roccioso altopiano del Monte Aiona, dall’aspetto lunare. Il Parco, situato nell'entroterra del Tigullio, tutela uno dei territori più belli e significativi dell'Appennino Ligure, interessando tre valli - la Val d'Aveto, la Val Graveglia e la Valle Sturla - che presentano ciascuna caratteri peculiari: paesaggi di alta montagna, pascoli ed estese faggete in Val d'Aveto, dove si trova la foresta delle Lame, che nasconde laghetti d’origine glaciale e fiori che normalmente vivono a quote ben più alte; prati pascolati, castagneti, noccioleti, orti e uliveti in Valle Sturla; un paesaggio rurale ben conservato a uliveti e vigneti e, soprattutto, una grande varietà di rocce e minerali, e quindi di cave e miniere, in Val Graveglia.

 
   
Qui , l’Ente Parco ha portato a termine il progetto di recupero della miniera di Gambatesa, la miniera di manganese più grande d’Europa, ancora in parte attiva, che può essere visitata con il trenino dei minatori. Le tre valli, in particolare la Val d’Aveto, rappresentano una straordinaria meta turistica: in estate sono numerosi i villeggianti che la scelgono per il suo clima fresco, in autunno è destinazione prediletta per i cercatori di funghi e in inverno, grazie all’abbondanza di neve, è meta di amanti dello sci (di fondo, escursionistico e alpinistico). [foto 3: Parco Aveto - la trebbiatura]


A Ceparana, capolinea orientale dell’Alta Via dei Monti Liguri, il percorso incontra il Parco di Montemarcello–Magra , nato dalla fusione dell’area protetta di Montemarcello, comprendente il promontorio del Caprione affacciato sul golfo di La Spezia, con il parco fluviale del Magra e del Vara (allo studio collegamenti con Bocca di Magra, lungo il percorso fluviale della Magra, e Montemarcello; da Montemarcello collegamento con l’Alta Via delle Cinque terre lungo l’Alta Via dei Golfo – segnavia: AVG). 


Il mare e la costa, con le incantevoli spiagge e gli antichi borghi marinari, lasciano il posto alla Val di Magra, nota per le sue zone umide ricche di biodiversità, importanti per la sosta e la nidificazione di molti uccelli migratori e stanziali come il martin pescatore e l’airone cenerino, e alle verdi colline della Val di Vara, caratterizzata da boschi di castagni secolari, paesi di grande interesse storico-naturalistico, rocche come il castello Doria Malaspina a Calice al Cornoviglio, e aree carsiche, con grotte e doline, come quelle di Riccò del Golfo e Pignone. Il fiume Vara, che domina e disegna la vallata, rappresenta il tratto più integro del Parco ed è il luogo ideale per la pratica di alcuni sport fluviali immersi nella natura come canoa, rafting, torrentismo e hydrospeed. [foto 4: Parco Montemarcello-Magra - Punta Bianca].

calanchi_torredoria lupo_vendemmia
Oltre ai parchi delle Alpi Liguri, del Beigua e dell’Aveto, l’Alta Via attraversa molte altre aree di notevole interesse ambientale, identificate come Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della “Rete Natura 2000” voluta dalla Comunità Europea. Da ovest verso est, tra le aree di maggior pregio figurano: i boschi di Gouta e Testa d’Alpe (tappa n. 3), le vette calcaree del Toraggio e del Pietravecchia , gli alti crinali dei monti Saccarello e Frontè, il gruppo montuoso del Galero e dell’Armetta, le faggete del Monte Carmo e del Melogno (tappe n. 13 e 14), la Riserva naturalistica dell’Adelasia, gli altipiani di Punta Martin e di Praglia, le faggete del Monte Gottero , le praterie dei monti Fiorito e Cornoviglio

Dall’Alta Via si diramano inoltre sentieri segnalati che, ricalcando in gran parte crinali e antiche vie del sale, conducono agli altri parchi naturali della Liguria. Dal Colle di Cadibona (o Bocchetta d’Altare) e dal posto tappa di Cascina Miera (tappa 17), seguendo il sentiero “Bormida Natura” (segnavia: BN), si possono raggiungere le aree protette di Bric Tana e Piana Crixia. [foto 5: Parco Piana Crixia - i calanchi]



Dal Passo della Scoffera (tappe n. 28 e 29), lungo un’antica “via del mare” (segnavia: triangolo rosso), si arriva al Parco di Portofino, formato da uno spettacolare promontorio alto più di 600 metri e proteso nel mare aperto per oltre tre chilometri. Il parco è punto di contatto tra l’ambiente centroeuropeo dei boschi di caducifoglie del versante settentrionale, e quello mediterraneo del versante meridionale, ove cresce una pianta di origine africana (Ampelodesmos mauritanicus) utilizzata in passato per intrecciare corde e come copertura e rivestimento di fienili. Notevoli gli edifici di interesse storico-architettonico, tra cui il complesso di San Fruttuoso, incastonato in una incantevole insenatura. [foto 6: Parco Portofino - torre Doria]


Dal Monte Lavagnola, seguendo verso nord il sentiero europeo E7 (segnavia: triangolo giallo), si entra in breve nel Parco dell’Antola posto nel cuore dell’Appennino Ligure, dove la natura e l'opera dell'uomo si fondono in uno spettacolo senza eguali. Il Castello della Pietra, vero e proprio “nido d’aquila”, e altri suggestivi manieri medievali dominano le valli del parco; qui l’ascesa e decadenza di potenti casate genovesi si è intrecciata con la continuità di una civiltà contadina millenaria, il cui sapiente equilibrio con la natura è testimoniato dal sistema degli antichi percorsi e insediamenti, con seccherecci e mulini, fulcro di una forzata autosufficienza alimentare. I castagneti secolari e le splendide fioriture del monte Antola, frequentate da farfalle altrove scomparse, sono stati attraversati da generazioni di mulattieri per il trasporto del sale verso il nord, ma anche dai valligiani per la raccolta di erbe officinali ed aromatiche. Oggi le valli del parco accolgono gli escursionisti con strutture innovative, come il rifugio costruito in prossimità della vetta dell'Antola. [foto 7: Parco Antola - il lupo].

Dal Monte Zatta  si stacca verso sud–est l’importante diramazione denominata “Alta Via delle Cinque Terre” (segnavia: AV5T), che conduce al Parco nazionale delle Cinque Terre, uno dei paesaggi più affascinanti dell’Italia costiera, con ripidi pendii a picco sul mare modellati da un fitto susseguirsi di terrazze create dai contadini per coltivarvi la vite. [foto 8: Parco Cinque Terre - la vendemmia]

Attraversato il Parco nazionale, il sentiero prosegue in quello regionale di Porto Venere, sul bordo di vertiginose falesie calcaree.



 
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