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martedì 23 agosto 2022

Isola-parco, tutta da esplorare

il mare delle oasi marine, un'altro viaggio

Un viaggio o più viaggi? Parchi e aree marine protette hanno tanto da dire e propongono tantissime attività in qualsiasi periodo dell’anno: itinerari per conoscere le unicità e le rarità ambientali e bologiche, per esplorare luoghi  suggestivi, per praticare trekking e biking, per fare passeggiate a cavallo lungo spiaggia, escursioni in kayak o in barca in acque color smeraldo, immersioni in fondali mozzafiato. La Sardegna è un’isola - parco: sei aree marine per oltre 80 mila ettari di territorio incontaminato e ‘protetto’, dove vivere le forti emozioni di itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici.

Bike tour

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Cala Sinzias - Costa Rei

Cala Sinzias - Costa Rei

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fondali colorati da praterie di vegetazione marina

Ti imbatterai in fenditure delle rocce che hanno assunto sembianze di monumenti e in lunghi cunicoli sotterranei, spesso ricoperti da praterie di posidonia e specie vegetali rare, habitat di pesci confidenti. Nei fondali di Capo Carbonara pinnacoli e bastioni di granito sono colorati dal giallo delle margherite di mare e dal rosso delle gorgonie: facile trovarsi faccia a faccia con branchi di barracuda o enormi cernie. Gorgonie e coralli colorano anche i fondali al largo dei promontori granitici e delle calette da sogno dell’area protetta di Capo Testa-Punta Falcone a Santa Teresa Gallura. A meno di un miglio dall’isola di Mal di Ventre, invece, farai scoperte intriganti, come un relitto del I secolo a.C. Nell’arcipelago della Maddalena ti immergeai nelle secche di Spargiotto, punta Coticcio e al Grottino di San Francesco: qua è normale fare incontri ravvicinati con delfini o tartarughe.

caretta caretta

caretta caretta

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canyon capo figari

canyon capo figari

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Egidio Trainito

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636 gradini sommersi per arrivare a un un lago incantato

E fuori dall’acqua? Rupi a strapiombo si alternano a spiagge bianche. Come a Capo Caccia, dove enormi massicci precipitano in mare con pareti costellate di grotte aeree e marine. Come quelle di Nereo, la più grande d’Europa, e di Nettuno, dove 636 gradini e una camminata di mezzo chilometro vi condurranno in un lago sommerso con enormi stalattiti. A Tavolara e Capo Coda Cavallo esplorerai uno dei tratti di mare più suggestivi del Mediterraneo. Mentre all’interno del patrimonio naturalistico del parco dellAsinara, percepirai il fascino misterioso dall’isolamento di un secolo, in cui l’isola è stata prima stazione sanitaria ‘di quarantena’, poi campo di prigionia di guerra e infine carcere di massima sicurezza, sino all’istituzione del parco.

Capo San Marco - Penisola del Sinis

Capo San Marco - Penisola del Sinis

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Capo Caccia - Alghero

Capo Caccia - Alghero

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paradiso ricco di specie rare

Non solo mare, anche entroterra con zone umide. La laguna del Calich, per esempio, è polmone vitale per la fauna del parco di Porto Conte e dell'area marina di Capo Caccia. A Villasimius lo stagno di Notteri, ospita, tra i vari uccelli rari, il falco pellegrino. Lo stagno di San Teodoro è residenza fissa del cavaliere d’Italia. E anche dei fenicotteri, che troverai in abbondanza pure nello stagno di Molentargius. Intorno a Capo Testa volteggiano gabbiano corso e marangone del ciuffo. E poi c’è un lembo di Sardegna che genera una netta sensazione di continuità fra terra e mare: è la penisola del Sinis. Da Mare e dune di sabbia, ideali per navigare in barca a vela e divertirsi con kite e wind surf, si passa agli stagni di Cabras, dove non potete perdervi una giornata di pescaturismo sui fassois, caratteristiche imbarcazioni di legno.

fonte: https://www.sardegnaturismo.it/it/isola-parco-tutta-da-esplorare

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lunedì 22 agosto 2022

I fari, emozioni ai confini della Sardegna

 

 

fonte: https://www.sardegnaturismo.it/it/i-fari-emozioni-ai-confini-della-sardegna

Un occhio di luce tiene lontani i naviganti notturni dalle coste segnalando loro il confine estremo tra terra e mare. Mentre di giorno, a bagliore spento, risplende il fascino di luoghi sperduti e selvaggi. Issati su promontori lontani da tutto e su isolette disabitate, i fari della Sardegna sono solitari avamposti, testimoni silenziosi delle storie del mare. Vegliano su acque dai colori brillanti, dove l’aria sa di sale e profumi mediterranei ed è incessante il frastuono di onde che si infrangono sugli scogli. Trasudano emozioni e sentimenti di vita intensa, quella dei loro guardiani, di ieri e di oggi. Raccontano di salvataggi miracolosi e naufragi, di imbarcazioni inghiottite dai flutti, come nell’isolotto di Mangiabarche, a pochi metri dalla costa di Calasetta, nell’isola di sant’Antioco: il nome risale alla fama di aver spesso fatto la sfortuna di marinai e naviganti. Accanto, nell’isola di san Pietro, su una scogliera a strapiombo, detta Capo Sandalo, si erge il faro più occidentale d’Italia. Dalla sua vetta, in cima a 124 scalini a chiocciola, emette lampi luminosi che arrivano sino a 24 miglia di distanza.

Mangiabarche, faro - Calasetta

Mangiabarche, faro - Calasetta

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luoghi a due passi dalla terraferma, eppure lontanissimi durante le tempeste

La vita in solitudine sui fari diveniva tragica quando infuriavano interminabili tempeste che tagliavano fuori dal mondo le isolette abitate solo da faristi e loro familiari. Sono vicinissime alla terraferma, eppure dovevano apparire lontanissime, in attesa di aiuti che tardavano. Così spesso avveniva all’isola dei Cavoli, a pochi passi da Villasimius. Famiglie stremate e guardiani naufragati nel tentativo estremo di fuga sono oggi solo un ricordo. Nel faro dei Cavoli risiede attualmente il centro di ricerca biologica dell’area protetta di Capo Carbonara ed è uno dei luoghi più visitati del parco marino. Costruito a metà XIX secolo, il faro ha inglobato una torre spagnola di fine XVI. Le sue pareti esterne sono ricoperte da un mosaico di piccole tessere bianche e dai colori cangianti dall’azzurro al viola. Risalendo il litorale orientale, incontrerai poi la splendida e infinita distesa sabbiosa di Costa Rei, chiusa a nord dal promontorio di Capo Ferrato. Ai suoi piedi calette deliziose, in cima, al termine di un sentiero tra fitta macchia mediterranea, una suggestiva torre-faro di undici metri. Sempre sulla costa est, attraversato il golfo di Orosei, scoprirai un altro suggestivo faro che si staglia che chiude la splendida spiaggia di Capo Comino.

Villasimius, isola dei cavoli

Villasimius, isola dei cavoli

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Faro, Capo Sandalo - Isola di san Pietro

Faro, Capo Sandalo - Isola di san Pietro

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fari e ‘semafori’ disegnano la linea di costa della Gallura

Sul decano dei fari sardi, a Razzoli, l’isola più settentrionale del parco dell’arcipelago della Maddalena, i guardiani vivevano da eremiti. La grande luce a guardia delle tormentate Bocche di Bonifacio richiedeva il lavoro di tre fanalisti, che qui abitavano con le famiglie condividendo ciò di cui disponevano, anche l’istruzione dei figli. I loro maestri ‘riportavano’ sulla terraferma il vissuto di bambini e adolescenti che diventavano grandi sulla piccola isola esposta alle intemperie. Emozioni vissute al confine del mondo, le stesse che ancora si percepiscono, visitando altri (ex) fari dell’arcipelago e della costa di fronte: a punta Filetto e la vedetta di Marginetto a La Maddalena; il faro di Capo d’Orso a Palau, le stazioni di segnalazione di Capo Ferro a Porto Cervo e di punta Falcone a Santa Teresa Gallura, dove spicca anche la magia del faro di Capo Testa, meta romantica e rifugio meditativo, riferimento per chi naviga e per chi cerca un luogo di raccoglimento sulla terra. Rimanendo in Gallura, a Golfo Aranci, un sentiero verso la vetta di Capo Figari porta al Semaforo della Marina Militare. È divenuto celebre grazie a Guglielmo Marconi che vi fece installare il primo impianto radio a onde corte.

Faro di sant'Elia, Calamosca - Cagliari

Faro di sant'Elia, Calamosca - Cagliari

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Stefano Garau

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luoghi solitari, mondi a parte, a protezione di paradisi costieri

Solitudine e silenzio. La penisola del Sinis ‘parla’ attraverso i segni di natura e storia antica. Si estende per terra e mare dal faro di capo Mannu a quello di capo san Marco, al quale giungerai a piedi percorrendo un sentiero che passa dalle rovine di Tharros. Le due estremità delimitano il paradiso dell’area marina protetta del Sinis, arrivato a noi intatto: dune di sabbia, candide falesie, spiagge di cristalli di quarzo, oasi naturali abitate da fauna rara e, disseminate ovunque, testimonianze delle civiltà nuragica, fenicio-punica e romana. È un lembo di terra straordinario, come la vedova del guardiano del faro di capo san Marco. L’amore per il marito e la passione per il suo mestiere l’hanno portata a diventare lei stessa farista e allevare nel faro i propri figli. Uno di loro ne è oggi l’ultimo guardiano. A guardia dell’estremo sud della Sardegna c’è uno dei più antichi fari isolani, costruito nel 1850: il faro di sant’Elia, nelle vicinanze della baia di Calamosca. Un edificio a due piani sormontato da una torre cilindrica a strisce bianche e nere. La sua luce si espande sino a 21 miglia, guidando navi e imbarcazioni nel golfo degli Angeli. Vigila anche su un ‘museo a cielo aperto: sul colle sono concentrati cisterne romane, antichi mosaici, gradini scavati nella roccia e una domu de Janas riadattata a usi civili.

Faro di Porto Cervo

Faro di Porto Cervo

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All’Asinara un faro testimone di un secolo di isolamento

Contemplazione, inquietudine, suggestione, meraviglia. È il parco dell’Asinara. Il suo faro si erge solitario nell’estremità settentrionale: Punta Scorno, anche il nome è un po’ sinistro. Mare aperto, luogo esposto alle burrasche. Una torre tonda a tre piani, alta 35 metri, risalente a metà del XIX secolo, domina dall’alto la ‘tavolozza’ di blu, azzurro, turchese e verde, raramente quieta. Tante le storie sul faro: curiosa la vicenda delle tre sorelle Vitello, figlie di un fanalista. In una notte di settembre del 1953 salvarono tre naufraghi, recuperandoli con una piccola barca. La coraggiosa impresa valse loro la medaglia di bronzo al valore della Marina, uniche donne a ricevere l’onorificenza. Nel 1977 l’ultimo fanalista ha chiuso definitivamente il portone di legno del faro. Da sempre è stato testimone del doloroso isolamento dell’Asinara. Prima di divenire parco, è stata lazzaretto, colonia penale, rifugio di guerra, carcere di massima sicurezza, l’Alcatraz italiana. Per decenni anche la vita dei faristi, nel borgo di Cala d’Oliva, andava di pari passo con quella di guardie carcerarie e detenuti. Uno di loro, di giorno, era affidato come aiuto al capofanalista e viveva in semilibertà, assieme alla famiglia dei fanalisti.

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Immersioni alla scoperta di antichi relitti

Da Cagliari a Carloforte, lungo la costa sud-occidentale della Sardegna, alla scoperta di relitti sommersi nella trasparenza del mare. Il golfo degli Angeli è stato sempre un accogliente riparo e approdo per le antiche civiltà che navigavano intorno all’Isola, spesso in lotta per aggiudicarsi il dominio del mare. Il golfo è stato anche teatro delle guerre mondiali, con vari affondamenti di navi che giacciono sul fondale, uno dei tanti motivi che rendono affascinante l’ambiente sottomarino di quest’angolo di Mediterraneo.

Percorso: 140 km
Tempo di percorrenza stradale: 02h45

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Cagliari

La posizione strategica del capoluogo dell’Isola, al centro del golfo degli Angeli, rende la città base di partenza per i diving center. Le immersioni più appassionanti sono attorno ai relitti, in gran parte affondati nella prima metà degli anni Quaranta del XX secolo, quando Cagliari era ‘capitale’ del Mediterraneo nelle operazioni belliche. Una delle più suggestive conduce al relitto del Romagna, nave cisterna del 1899 e requisita dalla Regia marina durante la seconda guerra mondiale. A inizio agosto 1943, fu colpita da una mina. Il relitto è adagiato a 40 metri di profondità, a pochi minuti dal capo sant’Elia, oggi habitat di saraghi, castagnole, gronghi e cernie si aggirano tra paratie arrugginite e ponte di comando ricoperto di spugne.

Cagliari veduta dal mare

Cagliari

Il capoluogo della Sardegna è espressione dell’atmosfera mediterranea e offre ciò che desideri da una vacanza: storia e arte mare e parchi, comfort...

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Santa Margherita di Pula

Dal porticciolo turistico di Cala Verde, nel territorio di Pula, partono escursioni per affascinanti immersioni. Le pareti rocciose dei faraglioni di Capo Spartivento si inabissano gradatamente in mare permettendo ai sub di raggiungere il fondale sabbioso a 40 metri di profondità, in un succedersi di forme di vita colorate e vivaci. In immersione, potrai osservare reperti di epoca romana disseminati su una vasta area, testimonianza di naufragi di navi da carico che, due millenni fa, navigavano lungo il golfo. A pochi minuti da Cala Verde, altra immersione imperdibile è alla secca di natura granitica del Candeliere, delimitata da tre guglie, dove facilmente ti imbatterai in ricciole, pesci palla e barracuda. Le pareti di roccia sono ricoperte da distese giallo-arancio di margherite di mare, nudibranchi e stelle marine.

Santa Margherita di Pula

Santa Margherita di Pula

Uno dei litorali più belli della Sardegna meridionale, a poche decine di chilometri da Cagliari, ma lontano da spiagge affollate, tensione e stress...

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Isola di San Pietro

La seconda isola per dimensioni dell’arcipelago del Sulcis offre, grazie a coste rocciose, uno scenario ideale per l’attività subacquea. Da visitare assolutamente è l’isolotto del Corno, sotto il faro di capo Sandalo. Il fondale raggiunge qui 40 metri, con pianori sabbiosi intervallati da profondi canyon. In immersione, calato nella ricchezza di flora e fauna marina, potrai incontrare colorati nudibranchi, aragoste, castagnole e altre specie variopinte. Da non perdere la discesa alle Tacche Bianche, a una profondità di 17 metri, dove una colonia di coralli riveste un arco roccioso attorniato da pesci di vario genere.

Le Colonne -  Isola San Pietro

San Pietro

Nella punta sud-occidentale della Sardegna, di fronte alle coste sulcitane, spicca un’isola con scogliere alte e frastagliate, che degradano in...

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TEMA

VIVERE IL MARE

MAPPA DELL'ITINERARIO

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fonte; https://www.sardegnaturismo.it/it/itinerari/immersioni-alla-scoperta-di-antichi-relitti

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mercoledì 22 dicembre 2021

Il Parco del Ticino e Lago Maggiore, aree prottete di un parco in soccorso della biodiversità.

Il Parco del Ticino e Lago Maggiore.

Che cosa hanno in comune le pecore Saltasassi e Savoiarda con le capre Sempione e Vallesana? E cosa c'entra con loro il Parco del Ticino e Lago Maggiore? Andiamo alla scoperta di un ambizioso progetto ideato dall'Ente parco che si propone di salvaguardare la sopravvivenza delle razze autoctone altrimenti minacciate di estinzion.

Lo scorso 5 agosto l'Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore ha pubblicato un avviso per la ricerca di un potenziale gestore di aree e immobili presso la tenuta Montelame, sita nel Comune di Pombia (NO). Obiettivo principale dell'Ente Parco è la creazione di un centro per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia di razze italiane rare in via di estinzione, il primo in Italia all'interno di un Parco Naturale Regionale.

Salvare le razze in pericolo tutelando il territorio.

 La salvaguardia della biodiversità genetica è uno degli scopi istitutivi delle aree protette. In Italia l'esempio realizzato più noto è quello del Parco Nazionale dell'Asinara, che ha tra i suoi obiettivi la salvaguardia della locale razza di Asino albino. Attraverso progetti specifici i parchi possono dunque contribuire a salvare le razze locali a limitata diffusione e, contemporaneamente, possono gestire ambienti naturali di grande interesse grazie al pascolamento degli animali domestici. Le strategie di conservazione messe in atto sinora non sono però risultate sempre efficaci nel rallentare l'estinzione delle razze autoctone che, a livello mondiale, stanno scomparendo al ritmo di due alla settimana (dati FAO 2011). 

Le tecniche di conservazione delle razze a rischio possono essere in situ (allevamento di una razza a fini produttivi nel suo agro-ecosistema di origine) ed ex situ (gli animali sono allevati in aree diverse da quelle tipiche). Le tecniche ex situ sono uno strumento potente e sicuro soprattutto per la salvaguardia delle risorse genetiche animali a forte rischio di estinzione, o per le quali non sussistono momentaneamente le condizioni per una loro salvaguardia nell'area di origine.
Il progetto Centro Razze

"In Italia esistono allevamenti di razze autoctone che hanno finalità sia produttive che di salvaguardia ma non esistono ancora strutture pubbliche con finalità assimilabili a quelle del Centro Razze che si vorrebbe creare presso la Cascina Montelame, cioè dedicate esclusivamente alla selezione, riproduzione e restituzione agli allevatori di animali appartenenti a razze autoctone italiane a rischio di estinzione" spiega Riccardo Fortina, Professore presso il DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università degli Studi di Torino) e Consigliere dell'Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore. 

Il progetto.

"Il progetto – prosegue Fortina - intende contemperare la conservazione della biodiversità zootecnica con la ricerca scientifica e le finalità educative, ed era già stato oggetto di un avviso pubblicato dalla precedente amministrazione che non aveva però trovato grande riscontro, forse anche per via delle condizioni inizialmente richieste."

"L'avviso attuale sta invece avendo positivi riscontri" conferma Monica Perroni, responsabile del Settore Tecnico dell'Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore. "Ad oggi sono diverse le manifestazioni di interesse, pervenute prevalentemente da aziende ed associazioni: un ottimo risultato se si pensa che la scadenza ultima era stata fissata al 1° ottobre, tanto che  l'Ente è intenzionato a prorogare il termine al fine di poter coordinare e meglio organizzare i sopralluoghi, le cui richieste ad oggi superano la trentina, e che riguardano tutta la zona oggetto dell'avviso, vale a dire - oltre alla Cascina Montelame - anche 200 ettari circa di terreni a carattere boschivo e agricolo. Inoltre ci piacerebbe recuperare in futuro altri due immobili, la Cascina Casone e il Mulino Simonetta, che versano però in condizioni degradate e dunque richiedono importanti lavori di ripristino".

"Tra gli aspetti del progetto che sono stati approfonditi c'è quello della autosostenibilità finanziaria" prosegue ancora Fortina. "E' previsto che i futuri gestori potranno svolgere altre attività che producano utili, come un maneggio ippico o l'allevamento di bestiame a scopo commerciale. La finalità principale del Centro Razze, è bene specificarlo, non è infatti quella di generare guadagni ma piuttosto di garantire la conservazione del germoplasma animale. In quest'ottica è ipotizzabile, ad esempio, che la restituzione agli allevatori dei riproduttori delle razze conservate potrà avvenire a titolo gratuito" .

I gestori.


I gestori avranno inoltre la possibilità di svolgere attività agricola, coltivando e conducendo i terreni in conformità alle regole del Parco, utilizzando le materie prime del luogo, anche per prodotti tipici dell'area, con la possibilità di mettere in campo buone pratiche agricole e modelli virtuosi. L'area è particolarmente adatta all'allevamento di cavalli e asini - può contare su alcune strutture già esistenti e destinabili a scuderie, maneggio e ricovero - e alla promozione di attività educative e di ippoterapia.

Sul sito del parco, oltre al testo dell'avviso e ai relativi allegati - come cartografie e foto della zona in oggetto – è disponibile un dettagliatissimo studio di prefattibilità realizzato dalla Cooperativa Eliante Onlus con cui si prefigurano gli scenari futuri, gli aspetti economici e il cronoprogramma, e si fornisce ogni altra indicazione utile per lo sviluppo del progetto.
Le razze a rischio che potranno essere ospitate

Nella fase di avviamento del Centro Razze, a seconda delle caratteristiche del conduttore che si aggiudicherà l'incarico, si prevede l'allevamento di piccoli ruminanti (capre e pecore), che sono di più facile gestione rispetto ai bovini e ai suini, oppure di asini e cavalli. I terreni e le strutture, tuttavia, potranno essere destinate in futuro anche ad altre specie, adottando idonee tecniche di allevamento nel rispetto dei limiti e dei vincoli imposti dalla normativa vigente e dagli obiettivi di conservazione dell'Ente Parco.

"Inizialmente il progetto ipotizza l'allevamento di 4/5 razze italiane di asini o cavalli a limitata diffiusione, o il recupero di un 5/6 razze ovi-caprine che abbiano una consistenza numerica critica o minacciata secondo la classificazione FAO e che provengano dal Piemonte o da altre regioni del Nord Italia" spiega ancora Fortina. "Tra quelle piemontesi ci sono la pecora Savoiarda camera-2112207 960 720 con circa 100 capi superstiti - e la Saltasassi camera-2112207 960 720, di cui restano circa 30 capi nelle province di Novara e Verbania. Fra le capre, la Sempione camera-2112207 960 720, con una trentina di esemplari, e la Vallesana camera-2112207 960 720, di cui vivono ancora poche decine di capi. Fra quelle di altre regioni vi sono la pecora lombarda Ciuta camera-2112207 960 720, che costituisce la più piccola razza ovina dell'arco alpino, e la Capra Orobica camera-2112207 960 720, proveniente dalle Alpi Orobiche, dove ne vivono ancora poche centinaia di capi" conclude Fortina.

A Cascina Montelame verranno ospitati, nel caso dei piccoli ruminanti, fino a 10 capi per ciascuna razza (possibilmente 2 maschi e 8 femmine). OItre a preservare e a incrementare il numero di riproduttori puri, il Centro Razze svogerà anche il compito di fare attività di selezione e di recupero delle caratteristiche originarie delle popolazioni meticciate, grazie al sostegno e al supporto scientifico e tecnico di ricercatori universitari e di personale specializzato.

In futuro potranno essere ospitate anche altre razze autoctone, come il Cavallino di Monterufoli, il Bardigiano, il Murgese o il Pony di Esperia, o razze di asini come l'Amiatino e il Ragusano, o altre pecore, come la rarissima Garessina, o le capre Fiurinà, Frisa e Bionda dell'Adamello.
 
Per quanto riguarda il futuro maneggio, infine, lo studio di prefattibilità immagina che possa ospitare cavalli sportivi "non DPA" (cioè non Destinati alla Produzione di Alimenti), vale a dire animali al termine della loro carriera agonistica. La loro gestione, infatti, è uno dei maggiori problemi che investe i proprietari, che devono farsi carico degli animali garantendo loro una dignitosa pensione. Anche in questo caso, quindi il parco svolgerebbe una funzione utile che ben si inserisce nelle sue finalità.

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