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martedì 6 aprile 2021

Turismo in Emilia Romagna: Riserva naturale Rupe di Campotrera, nelle terre della 'Gran Contessa'.

Paesaggi lunari all'ombra dei castelli, nel cuore dell'Emilia Romagna; dai fasti dei Canossa alle memorie dei minatori fino alla tutela della biodiversità: questa è la Riserva naturale Rupe di Campotrera.

Il direttore dell'Ente parchi Emilia Centrale, Valerio Fioravanti: "Dalla Regione Emilia Romagna, quasi 4 milioni di euro per il Programma di investimenti per i parchi e le aree protette. In arrivo anche per Campotrera fondi per progetti su biodiversità e fruizione".

Turismo in Emilia Romagna: Riserva naturale Rupe di Campotrera.

Memorie di antichi oceani e vulcani s'intrecciano alle insegne medioevali della casata dei Canossa, alla vita di borghi in pietra assiepati ai piedi dei castelli, al sudore dei minatori che, nell'Italia rurale della provincia, ancora fino a una quarantina di anni fa strappavano alla terra il basalto rosso cupo per farne il fondale di strade e ferrovie. Siamo a Canossa, comune collinare della provincia reggiana a 26 chilometri dal capoluogo, nella Riserva naturale Rupe di Campotrera: 42 ettari di territorio punteggiato di affioramenti ofiolitici, dura roccia lavica che si eleva fino a 446 metri su una scenografia di morbidi calanchi argillosi da cui il nome di "isole nella terraferma".

Un'oasi selvaggia di basalto rosso cupo.


Il perimetro della Riserva, istituita nel 1999 e inclusa nel Paesaggio naturale e seminaturale protetto Colline Reggiane-Terre di Matilde, così come nella lista dei siti d'interesse comunitario dell'Unione Europea, è compreso tra il rio Cerezzola, affluente del Torrente Enza che nella sua corsa verso il Po divide le province di Reggio Emilia e Parma, e il castello di Rossena, il bastione difensivo meglio conservato dell'epoca matildica che si staglia severo sulla roccia bruno-rossastra da cui prende il nome.
Rossena e Canossa, destini diversi

Proprio il basalto, resistente all'erosione, gli ha garantito l'ottimo stato di conservazione di cui gode insieme all'antistante torre di guardia Rossenella; sorte ben diversa da quella occorsa al più noto castello di Canossa, costruito su terreno argilloso e in larga parte perduto ma visibile da lì in un colpo d'occhio grandioso. 

Tra boschi di querce (soprattutto di roverella) e arbusteti, Campotrera è un'oasi nettamente distinta dal resto del territorio con le sue pareti laviche vecchie di 170 milioni di anni, scenografia severa per sentieri solitari che in primavera si colorano di orchidee e gladioli selvatici.

Punti d'accesso della Riserva.

Testimone dell'orogenesi appenninica, unica zona di affioramenti ofiolitici in Emilia Romagna a essere caratterizzata dal basalto, Campotrera è principalmente accessibile da Rossena (sulla SP 54), alle spalle della Guardiola di Rossenella, e dal borgo di Cerezzola, fitto nucleo di case rurali raccolte intorno a una tipica casa a torre che conta un'ottantina di abitanti. 

Proprio dall'abitato di Cerezzola è ben visibile la parte più alta della Rupe, coi suoi cuscini di lava oggi tutelata ma fino a qualche decennio fa meta di minatori che in zona aprirono vari fronti di scavo, attratti dalla resistenza di quella roccia scura e unica.

Itinerari di visita tra storia e attualità.


Che cosa significasse lavorare nella cava e che vita facessero i minatori oggi è storia che rivive ogni anno grazie dall'Associazione Amici di Cerezzola promotrice del "sentiero dei minatori", iniziativa che trasforma le vecchie cave in teatro a cielo aperto di vissuti e memorie collettive.

La Riserva è percorribile a piedi in diversi modi, tutti adatti anche alle famiglie, con dislivelli modesti e nessuna difficoltà: dal sentiero sommitale al Sentiero geologico del Rio della Fornace, al percorso perimetrale, gli itinerari sono ben segnalati da una cartellonistica che accompagna il visitatore alla scoperta delle particolarità della zona, dalla flora con le sue piante tipiche degli ambienti rupicoli, alla fauna e avifauna, alla presenza di minerali rari (esposizione permanente all'interno della Torre di Rossenella). Percorrere questi sentieri in solitaria, nel silenzio, è come immergersi in un mondo altro, una pagina di storia del pianeta disponibile al racconto.

Le iniziative del Comune di Canossa e il futuro della riserva.


Ma se la storia è antica, la Riserva non smette di guardare al futuro, tanto più adesso che il turismo di prossimità, dopo la pandemia, sta vivendo una stagione d'oro. Lo confermano le numerose iniziative messe in cantiere dal Comune di Canossa e dall'assessore all'Ambiente, Mara Gombi. Ultima in ordine cronologico, una camminata nella Riserva alla scoperta delle orchidee, mentre il 29 maggio sarà la volta delle farfalle con una giornata loro dedicata promossa dall'Ente Parchi Emilia Centrale in occasione della settimana dei parchi.

"La Nostra Riserva è un aula didattica all'aperto- spiega l'assessore Mara Gombi - Luogo ideale per visite volte all'educazione ambientale per le scuole dalle primarie alle superiori. E' uno scrigno di Biodiversità che, attraverso visite guidate, cerchiamo di far conoscere imparando a rispettarlo. Vi sono sentieri di lieve e media difficoltà per chi vuole scoprire la natura a due passi da casa".

Dalla battaglia contro le specie alloctone all'interramento della rete elettrica.


A conferma del ruolo centrale del sistema parchi e dell'ambiente, la Regione Emilia Romagna ha appena stanziato sul punto quasi 4 milioni di euro per i prossimi tre anni. "Circa 700 mila euro sono destinati alla macro area Emilia Centrale e, di questi, un terzo andranno su progetti di tutela della biodiversità – ci spiega via Lifesize Valerio Fioravanti, direttore dell'Ente parchi Emilia Centrale.

Le idee per Campotrera non mancano, dalla lotta alle specie alloctone come il fico d'India nano che oggi ha ampiamente colonizzato le pareti rocciose del sentiero che sale a Rossena fino al progetto, ancora futuristico, di interramento delle reti elettriche per migliorare il paesaggio.

"Stiamo ragionando con il Comune e con tutti i soggetti coinvolti perché parliamo di interventi complessi che coinvolgono anche il privato e che richiedono la massima concertazione", precisa Fioravanti. Quanto alla fruizione, "stiamo lavorando per il potenziamento della segnaletica", prosegue il direttore che rilancia sulla necessità di campagne educative per il rispetto delle aree protette. "Con l'aumento delle presenze nei Parchi e nelle Riserve, abbiamo assistito anche all'aumento di comportamenti scorretti come l'abbandono di rifiuti".

Ma la Riserva è una delle perle di un territorio ricco di storia che oltre ai Castelli matildici conta, nel raggio di pochi chilometri, testimonianze di passaggi illustri come quello del Patrarca nella vicina località di Selvapiana o l'antico Borgo di Votigno, completamente ristrutturato e adibito a Casa della Cultura del Tibet, simbolo di pace tra i popoli come nella miglior accezione del termine "canossano".

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