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domenica 10 giugno 2012

Percorsi naturalistici nel Piceno.

ascoli_piceno mapLa bellezza dei paesaggi del Piceno si apprezza dal vero ancora di più se ci si immerge completamente nella natura.

L’idea è sfruttare gli itinerari già tracciati, sia che si voglia rimanere verso la costa, approfittando del parco fluviale o del parco naturalistico presenti a Cupra Marittima, oppure avventurarsi nell’entroterra dove, nel territorio di Acquasanta Terme, nota fin dall’antichità per le sue sorgenti termali, si può accedere a percorsi dedicati al trekking o al biking all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, seguendo le tracce di antichissimi insediamenti o le strade dedicate alla transumanza, oppure scegliere una delle tante frazioni di Acquasanta per una sosta rigenerante all’insegna della tranquillità.

Acquasanta Terme fonde la sua storia con quella delle sue terme, ma è nel suo territorio, compreso per buona parte all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, che bisogna inoltrarsi per scoprire piccoli tesori, preziosi come perle: sono le oltre 50 frazioni di cui si compone il comune di Acquasanta.

cupra_marittimaSuggestive come il maniero di Castel di Luco, a pianta circolare, costruito scavando il rilievo di travertino su cui sorge, da cui si gode di uno spettacolare panorama sui monti e le colline circostant,i o silenziose come l’abbazia farfense di Valledacqua, luogo di riposo e preghiera.

Tutte, comunque, da scoprire in un itinerario in cui la natura, con i suoi colori dirompenti, la fà da padrona, regalando scorci e panorami mozzafiato in cui la storia dell’uomo appare, magari in sordina, a ricordare la tenacia che è servita nei secoli per lasciare un segno in queste terre.
Cupra Marittima è una località turistica di mare nota per il suo lungomare sabbioso punteggiato da palme e oleandri, ma gli amanti della natura troveranno un angolo incantevole anche intorno alle colline San Basso dove si trova l’unica area di tutta la regione in cui crescono ancora lecci.
L’altra tappa è la zona protetta della pineta: fitta macchia mediterranea e pini d’Aleppo che, soprattutto nella stagione estiva, fanno sentire il loro aroma resinoso.
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Da ultimo va ricordato il tratto di spiaggia a nord di Cupra che presenta le caratteristiche tipiche della duna marittima. Tutti questi tre scenari, particolarmente interessanti dal punto di vista botanico per gli esperti, restano in ogni caso la cornice ideale per una passeggiata all’aria aperta a contatto con gli aspetti più autentici della natura.
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Castel di Luco è una costruzione fortificata situata nel Comune di Acquasanta Terme, che sorge sulla sommità di uno sperone roccioso di travertino, questa privilegiata posizione strategica rende il castello isolato sull'altura che lo ospita, idonea a sfruttare la naturale difendibilità del luogo. Situato vicino al borgo di Paggese, domina l'antica Consolare Salaria che costeggia il corso del fiume Tronto.

La fortezza conserva intatto il suo aspetto medievale, particolarmente originale per la sua insolita forma ellittica. Le fonti documentali non si esprimono univocamente sulle origini della costruzione, l'ipotesi sulla nascita di Castel di Luco riportata da Giuseppe Colucci, abate e storico ascolano del 1700, il quale descrive il sito come un luogo di culto italico-romano. Quest’autore riteneva che sull'area, dove oggi sorge la fortezza vi fosse un bosco sacro in cui si celebravano riti pagani e che il castello sarebbe stato costruito al centro del bosco, sull'altura di travertino in cui, probabilmente, si trovavano gli altari dei sacrifici.
Lo storico Bernardo Carfagna invece sostiene che il castello potrebbe affondare le sue origini nella riorganizzazione militare-territoriale dell'Italia bizantina che determinò la creazione di nuovi presidi castrensi creando a una vera "rivoluzione" dei distretti municipali romani. Nei tempi antecedenti all'affermarsi del Comune Ascolano, Castel di Luco deve aver svolto, quasi sicuramente, una sorta di ruolo di "corte di giustizia". Superò l'attacco di Carlo D'Angiò e delle milizie di Galeotto I Malatesta. Nel XIII secolo fu proprietà degli Sforza.
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Dal 1400 al 1800 appartenne alla famiglia Ciucci. Pietro di Vanne Ciucci, signore di Luco, capeggiando un gruppo di montanari partì il 10 agosto 1445 dalla residenza fortificata, per liberare Ascoli Piceno dal potere di Rinaldo di Folignano, fratello uterino di Francesco Sforza. Giunto nella città, dopo aver occupato il palazzo di Rinaldo, proclamò la sovranità pontificia.Negli anni che seguirono il castello, da fortezza, si trasformò in residenza gentilizia della casata Ciucci che ne fu proprietaria fino al 1800. Ora l'antico fortilizio è sede di una struttura ricettiva.
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Percorsi enogastronomici nel Piceno.

ascoli_piceno mapIl Piceno non è soltanto vino: sono molti i sapori e le tipicità che questa terra, racchiusa tra l’Adriatico e i Sibillini, sa offrire.
Si tratta di gusti semplici e intensi, che sembrano fatti apposta per essere gustati e degustati anche nella loro più completa purezza, anche se alcuni di essi, talvolta abbinati tra loro o con altri prodotti di questa terra, sanno restituire al palato sensazioni ancora più vive e intense.

È il modo migliore per assaporare il Piceno e per costruire un ricordo indelebile di questo territorio.

Vino non di solo vino è fatto il Piceno, ma non possiamo escludere la produzione enologica pur avendone già detto diffusamente nella sezione dedicata.
Eppure tra gli itinerari alla scoperta dei sapori non si può non segnalare l’Enoteca Regionale delle Marche che si trova a Offida: gestita dall’Associazione dei Produttori Viticoli della Provincia Picena, è un importante centro per la conoscenza del vino e del territorio.
oliveascolaneÈ ospitata all’interno dell’ex-monastero di San Francesco, nel centro storico del paese, e in questa sua magnifica cornice vengono organizzate iniziative legate alla conoscenza del vino e del territorio.

Qui si possono degustare i vini della zona e della regione da accompagnare ai piatti tipici della cucina locale.
Olive e olio: oltre alla varietà autoctona dell’Oliva Tenera Ascolana DOP, ingrediente base delle olive all’ascolana, altre cultivar sono presenti nell’area picena e danno vita a oli interessanti sia dal punto di vista qualitativo sia sotto il profilo sensoriale, grazie all’impegno di molti produttori. Le varietà più diffuse sono Leccino, Frantoio e Moraiolo, accanto ad altre cultivar come Sargano, Raggia, Piantone di Falerone.
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Gli oli che ne derivano sono generalmente molto fruttati e giustamente piccanti, specie quelli dell’entroterra. Se le coltivazioni di ulivi sono invece lungo la fascia costiera, l’olio porterà con sé un fondo più delicato e a tratti addirittura dolce. Ingrediente base come condimento in tutta la cucina, dà il meglio di sé in semplicità, a filo, su una fetta di pane rustico.

Mela Rosa dei Sibillini: è una varietà antica, di cui si ha notizia già da Quinto Orazio Flacco nelle sue Satire, che viene coltivata nel territorio della Comunità Montana dei Sibillini. È riconoscibile per il suo frutto medio-piccolo dalla forma irregolare e appiattita. La buccia è di colore verde intenso con macchie o striature rosso vino (ma si usa dire rosa) e la polpa e croccante, soda e dal sapore leggermente acidulo. Perfette per torte e dolci, vengono anche utilizzate nella preparazione di confetture che bene si abbinano a formaggi semistagionati locali.
Mela Rosa dei Sibillini
Miele: considerato nell’antichità il “cibo degli dei”, è anch’esso prodotto prevalentemente nel territorio dei Monti Sibillini. All’interno del Parco vengono prodotti miele di acacia, di castagno e il ben noto millefiori, ciascuno con il suo colore caratteristico e il suo profumo inconfondibile che richiama i grandi spazi degli altipiani e il clima dolce di questi pendii e ben si presta come dolcificante naturale o come accompagnamento ai formaggi della zona.
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Tartufo: la zona dei Sibillini è zona vocata anche per la produzione di Tartufo, che non ha nulla da invidiare alla produzione di altre zone italiane più note. Le quattro varietà presenti sul territorio sono il tartufo bianco pregiato, ossia il tartufo per antonomasia con un profumo forte e complesso ma comunque piacevole, il tartufo nero pregiato con un profumo intenso ma non pungente, il tartufo estivo dall’aroma più tenue e il bianchetto o marzuolo il più piccolo dei quattro, che ha questo nome perché matura da fine inverno a inizio primavera. Il tartufo esalta il suo aroma e la sua complessità in particolare sulle uova, ma è adatto a profumare anche ricchi primi o secondi piatti.
tartufo
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I percorsi d’arte nel Piceno.

ascoli_piceno mapIl paesaggio piceno e suoi cromatismi hanno avuto interpreti d’eccellenza in pittori e artisti che qui sono nati o hanno vissuto gran parte della loro vita.
Da essi è stato trasformato in una terra calda, generosa, profondamente femminile, come è per le linee di Osvaldo Licini, ma anche una terra di emozioni forti e talvolta dure, come per le opere di Tullio Pericoli, o quello di una terra che tende costantemente al cielo e quindi terra di ascesi, come lo sono i colori caldi e i volti profondamente emozionanti dei ritratti sacri di Carlo Crivelli.
Lasciamo al vostro sguardo il compito di rintracciarne i sensi e i significati tra le opere e le realtà e alle vostre emozioni la libertà di fluire dal disegno al paesaggio e viceversa, riempiendovi gli occhi e l’anima di queste terre calde color ocra, del bianco dei calanchi, degli azzurri tra mare e cielo, del verde fresco delle colline.
ascolipicenoCarlo Crivelli probabilmente non richiama nel suo nome un’opera, ma di sicuro molti hanno presente il suo stile inconfondibile, fatto prevalentemente di soggetti religiosi (ebbe il suo principale committente nell’ordine dei frati minori osservanti); è in realtà l’occasione per inserire nell’opera numerosi elementi legati alla quotidianità e alla terra: ne sono la prova i colori utilizzati e i dettagli minori quali i frutti o le espressioni facciali dei personaggi ritratti.

Pittore nato a Venezia nella prima metà del Quattrocento, il Crivelli si formò alla scuola padovana dello Squarcione ma verso il 1465 si spostò nelle Marche dove ebbe una florida stagione artistica e qui rimase fino alla morte avvenuta nel 1495.
Tutto un itinerario dedicato alle opere di Crivelli conservate in zona si snoda tra il piccolo borgo di Massa Fermana, dove nella chiesa dei SS. Lorenzo, Silvestro e Ruffillo si trova un polittico firmato dal Crivelli e datato 1468, il paese di origine medievale di Montefiore dell’Aso il cui Polo Museale di S. Francesco custodisce invece il trittico che si trovava nella Chiesa di Santa Lucia, e la città di Ascoli Piceno che nella Pinacoteca ospita due trittici di Valle Castellana (La Madonna col Bambino tra S. Pietro Martire e S. Giacomo della Marca e La Madonna con Bambino e S. Lucia tra S. Antonio Abate e S. Sebastiano), mentre nel Museo Diocesano è possibile ammirare la Madonna di Poggio di Bretta.
Ma è nella Cattedrale di Ascoli che si trova il capolavoro assoluto del Crivelli: il polittico di Sant’Emidio, con i suoi 10 pannelli vale da solo una panoramica completa sull’artista, il suo stile e l’essenza di questa terra. Delle numerose opere del Crivelli questa è una delle poche rimasta inalterata e nella sua collocazione originaria, ed è per questo ancora più preziosa.
Duomo Ascoli
Osvaldo Licini è il vero “angelo ribelle” (dal titolo di una delle sue opere più note) del Piceno: pittore astrattista ha nel suo stile qualcosa di assolutamente differente rispetto ai contemporanei italiani. La sua pittura, potentemente emotiva, è ai limiti della poesia.
Come artista è l’unico capace di liberarsi dai vincoli del razionalismo geometrico, utilizzando linee e colori come uno strumento espressivo di grande intensità. Per questo le sue opere più che comprese vanno in qualche modo “vissute” per ciò che la loro forza pittorica è in grado di trasmettere.
Licini, nato nel 1894 a Monte Vidon Corrado e qui morto nel 1958, frequentò l’Accademia di Belle Arti a Bologna e visse poi a Parigi, e dopo un periodo francese, tornò nella sua cittadina d’origine dove restò fino alla morte, pur compiendo viaggi in Svezia, a Parigi e in altre città europee. A lui è intitolata la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, dove è custodita tutt’ora la maggior parte delle sue opere.
galleria arte contemporaneo ascoli piceno
Tullio Pericoli è probabilmente colui che ha saputo dare maggiore plasticità alla rappresentazione del territorio Piceno: il colore, puro, steso spesso a spatola, possiede una profonda forza evocativa e si fa volume, movimento, ricordo.
Per questo anche chi vede per la prima volta opere e disegni di questo grande artista, trova comunque qualcosa di familiare: quanto emerge dalla sua opera è da un lato la raffigurazione viva e presente del territorio circostante, dall’altro ha un qualche legame con la memoria che ciascuno ha dei luoghi della propria infanzia e giovinezza e ne possiede la stessa bellezza intatta e la stessa malinconia.
Pittore e disegnatore italiano nato nel 1936 a Colli del Tronto, Pericoli è uno dei maggiori illustratori italiani della carta stampata. Le sue illustrazioni appaiono, tra gli altri, su Linus, Il Corriere della Sera e l’Espresso. Ben cinquanta disegni preparatori dell’artista, realizzati nel 1988 per la decorazione della Sala Garzanti di Milano si trovano, grazie alla concessione da parte della Fondazione Carisap, esposti presso la Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini” di Ascoli Piceno.
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