Chi per colpa della crisi deve rinunciare alle vacanze, può comunque regalarsi un week-end o almeno una giornata di relax.
Che sia alle terme, in un centro benessere, in montagna e persino in città, ecco dieci idee per fare una gita di benessere senza allontanarsi troppo da casa e coinvolgendo tutta la famiglia.
La selezione effettuata dai nostri lettori nel mese di Settembre 2013.
Si tratta di gite a parchi naturali, facili escursioni in montagna, sciatine per principianti fatte perlopiu' in giornata, insomma piccole avventure mediamente poco faticose, alla portata di tutti.
1.- Itinerari pugliesi: Altamura città fiera e ribelle, bella e nobile per la sua storia e cultura.
La chiamano la Leonessa di Puglia: stiamo parlando di Altamura, città fiera e ribelle, bella e nobile per la sua storia e cultura. Siamo a poco più di 40 km. da Bari e a 19 km. da Matera, quasi al confine della Puglia con la Basilicata. Questa è Altamura, città di storia e dal passato illustre. Il nome ricorda la mitica regina Altea, e nel passato prese anche il nome di Altilia, fiorente città dell'antica Peucezia. La presenza dell'uomo, ad Altamura, è antichissima, come i resti dell'Uomo di Altamura, vissuto all'incirca 400.000 anni fa nella grotta di Lamalunga, e i numerosi reperti recuperati negli scavi archeologici del territorio.
Cinquecento anni prima di Cristo, vennero elevate le poderose mura megalitiche, e da qui il nome di alte o meglio alta-mura. Col passare dei secoli arrivano i Saraceni, e poi i Franchi, ed infine, nel 1232, l'imperatore di Svevia, Federico II. La città rinasce: l'imperatore, per devozione verso la Madonna, fece costruire una grande Cattedrale, una delle quattro basiliche imperiali in Puglia. Federico II dichiarò Altamura ed il suo territorio, città libera, dipendente soltanto dal re. Accorsero allora molte genti, compresi greci, arabi ed ebrei, che andarono ad abitare i quartieri dell'antico borgo medievale, alternato con stradicciole e claustri, tipiche piazzette chiuse.
2.- Santa Maria di Ronzano a Castel Castagna é una delle più belle testimonianze storico-culturali che offre la provincia teramana.
Santa Maria di Ronzano é una delle più belle testimonianze storico-culturali che offre la provincia teramana. Risalendo la Vallata del Vomano, da Roseto degli Abruzzi verso il Gran Sasso, si scopre l'Abbazia che troneggia imponente e ben conservata in mezzo alla campagna circostante l'abitato del comune di Castel Castagna, sulla sponda destra del Mavone. La Chiesa, edificata nel 1171, é una meravigliosa combinazione di natura e di arte, con la sua facciata absidale e le celle campanarie dietro cui svetta il Corno Grande. E' uno scenario incantevole: siamo nel bel mezzo della Valle Siciliana dai greci chiamata la “Valle dei fichi e degli olivi”dove più di tremila anni fa vi abitavano i siculi, come riferisce lo storico Tucidide.
3.- Castello De Cesaris a Spoltore, costruzione antica, la cui fondazione è avvolta nel mistero.
Quando il padre le donò l’antico e malandato fabbricato, noto a Spoltore come “il castello”, la signora Luciana De Cesaris era una giovane donna che svolgeva a Roma l’attività di arredatrice e lì coltivava i suoi interessi. All’improvviso si ritrovò proprietaria del grande edificio che negli anni della sua infanzia aveva ospitato, oltre alla scuola e ad alcune botteghe di artigiani, anche la caserma dei carabinieri con le oscure prigioni, dove ancora ricorda di aver visto rinchiudere un ladro. La famiglia De Cesaris lo aveva acquistato nel 1935 da un ricco possidente di Spoltore insieme ad alcuni terreni ma non si era mai interessata troppo alla cadente costruzione da tempo data in affitto ai carabinieri. Anzi quando questi ultimi la abbandonarono considerandola inagibile, ci fu un tentativo, non riuscito, di venderla al Comune, che già possedeva un terzo dell’intero fabbricato.
4.- Gli interni abruzzesi della villa Dragonetti De Torres a Paganica (2a parte).
Qui la decorazione parietale ad affresco viene intervallata, in entrambi i lati, da nicchie che accolgono una serie di busti marmorei di epoca romana, reperti provenienti dal mercato antiquario da cui i Dragonetti attinsero e che contribuì ad arricchire l'ordine decorativo della villa. Da questo stesso mercato è sicura la provenienza anche delle realizzazioni, di cui si trova traccia sul frontale principale, dei copisti dell'ottocento. Opere che riproducevano tipologie standard di sculture a rilievo desunte dalla produzione antica. Siano essi fregi o medaglioni ma, comunque, adatti a scandire, con la loro ritmia di posizione, le aperture di luce del piano nobile. Se queste aggiunte antiquarie per quel che riguarda l'architettura della villa -ancora immersa nel settecento- sono un'anticipazione dello stile neoclassico, quest'ultimo trova maggiore unitarietà ed espressività, moderna per i tempi, nella decorazione ossessiva e minuziosa dei siti abitativi interni che si susseguono, uno dopo l'altro, in cui si giunge a gustarne l'apoteosi della sua purezza stilistica. E' il caso, ad esempio, del grande salone che si affaccia, sulla destra, sul giardino all'italiana.
5.- Gli interni abruzzesi della villa Dragonetti De Torres a Paganica (1a parte).
L’incontro con la villa Dragonetti De Torres a Paganica, per chi vi é stato sospinto dal suo richiamo, è improvviso. La prospettiva della facciata si mostra nella sua interezza subito dopo una doppia curva, che sfiora e subito abbandona il centro cittadino e costringe lo sguardo verso un punto di fuga che si posiziona alle falde, molto prossime, del Gran Sasso.
Questo primo gioco ottico ci consegna subito una costante della conca aquilana, dove il massiccio montuoso gioca la sua predominanza e dona un significato particolare, nel rapporto segnico-spaziale, a tutto ciò che lo circonda. L'impressione che si riceve, sotto la regia di un tale denominatore/dominatore comune, va a rafforzare la funzione antica della villa, cioè quel rapporto segnicamente forte sui possedimenti terrieri dei Dragonetti De Torres nel territorio preurbano.
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade. Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta.
I greci la chiamarono Aigylion, poi i Romani Capraria, per la presenza di capre selvatiche, si dice, o per la sua roccia (Karpa) di origine vulcanica. Isola selvaggia, dove uomo e natura convivono in un equilibrio da copiare. Non è un’isola turistica, la stagione apre in primavera con il ‘Walking Festival’ e chiude a Novembre con la tradizionale ‘Sagra del Totano di Capraia’. In questi 5 mesi, tra un evento e l’altro, c’è da visitare. Escursioni a piedi, per i camminatori: un percorso ad anello di 10 km (impegnativo) che porta a Lo Stagnone, dove grazie a un microclima particolare diventa oasi naturale per molte specie di uccelli che vivono nell’isola. L’occhio si perde tra le meraviglie della natura; mirto, elicriso, lentisco e rosmarino selvatico circondano i sentieri, macchia mediterranea su roccia vulcanica, quindi, niente ombra, niente alberi. Qualche muflone, qualche serpentello innocuo, nei pressi dello stagno. E poi mare. Mare di quel blu che sembra disegnato. Di quel blu che non è cielo, non è acqua, ma è mare, mare di Capraia.
8.- Escursioni di un giorno nell’area turistica Gran Paradiso: Jovençan - Col de Vertosan.
Raggiunta la località di Jovençan, nel comune di Avise, proseguire sulla strada poderale e, dopo aver superato l‘Alpe Tronchey, raggiungere l‘imbocco del sentiero n° 30 indicato in loco dalla segnaletica verticale. Risalendo il versante, tra pascoli alpini e falde detritiche, si supera l‘alpeggio di Méanaz e si raggiunge il Col di Vertosan.
Periodo Consigliato: 1 Luglio - 30 Settembre Difficoltà:
E – Escursionistico Partenza: Jovençan (1868 mt.) Arrivo: Col de Vertosan (2698 mt.) Dislivello: 830 m
9.- Escursioni di un giorno nell’area turistica Gran Paradiso: Jovençan - Col de Citrin.
Descrizione del percorso:
Raggiunta la località di Jovençan, nel comune di Avise, proseguire sulla strada poderale fino a raggiungere, all‘altezza del tornante prima della località Rovine, l‘imbocco del sentiero n° 10 sulla destra della strada, indicato in loco dalla segnaletica verticale.
Risalendo la valle, tra pascoli alpini e falde detritiche, si giunge all‘alpe Sorace. Da qui seguendo il ramo di destra, con stessa numerazione, si perviene infine al Col de Flassin.
Periodo Consigliato: 1 Giugno - 30 Settembre Difficoltà: E – Escursionistico Partenza: Jovençan (1855 mt.)
10.- Escursioni di un giorno nell’area turistica Gran Paradiso: La Ravoire–Lolair.
Descrizione del percorso:
Dal parcheggio a lato della strada regionale, all‘imbocco della Valgrisenche in loc. La Ravoire salire la stradina n.3 ad attraversare il centro abitato, per uscire su una pista erbosa e trascurare la diramazione a destra per Rochefort. Si raggiunge una poderale, da abbandonare per la mulattiera a sinistra che ripida incrocia la strada tra muretti e cespugli e, in seguito, vi finisce dentro all‘altezza di un tornante a sinistra. Continuare in salita e riprendere l‘antica via a destra, prima di un muro di contenimento, nel bosco misto di frassino, sorbo montano pino silvestre e roverella. Un ultimo attraversamento e si giunge ad un bivio, alla base di un pronunciato roccione. Si va a sinistra su un percorso lastricato, poi tra terrazzamenti incolti sino alla sterrata che seguiamo a sinistra sino al termine, nelle vicinanze di un oratorio. Tralasciare la mulattiera a destra e, dopo le belle case in pietra, attraversare l‘ameno pianoro sino a giungere al laghetto di Lolair, circondato da un canneto.
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