Chi per colpa della crisi deve rinunciare alle vacanze, può comunque regalarsi un week-end o almeno una giornata di relax.
Che sia alle terme, in un centro benessere, in montagna e persino in città, ecco dieci idee per fare una gita di benessere senza allontanarsi troppo da casa e coinvolgendo tutta la famiglia.
La selezione effettuata dai nostri lettori nel mese di Novembre 2013.
Si tratta di gite a parchi naturali, facili escursioni in montagna, sciatine per principianti fatte perlopiu' in giornata, insomma piccole avventure mediamente poco faticose, alla portata di tutti.
1.-Vita dal sapore mediterraneo e un paesaggio indimenticabile, questo è Caldaro.
Vita dal sapore mediterraneo e un paesaggio indimenticabile,
questo è Caldaro. Distese di vigneti a perdita d'occhio. Cipressi, piante
d'alloro e ulivi fanno parte del paesaggio. Edifici storici, costruiti nello
stile tipico dell'Oltradige e appartenuti alle ricche famiglie della zona,
costituiscono il fiore all'occhiello del paese. E poi c'è il Lago di Caldaro, il più caldo dei
laghi della zona alpina, che è una meta molto amata da aprile a
ottobre.
"wein.kaltern" è l'associazione che raggruppa i viticoltori
della zona e che ha lo scopo di controllare la qualità dei vini prodotti. Rigide
regole che vanno dall'impianto fino all'immagazzinamento ed alla conservazione,
sono garanzia di qualità superiore.Che sia alle terme, in un centro benessere, in montagna e persino in città, ecco dieci idee per fare una gita di benessere senza allontanarsi troppo da casa e coinvolgendo tutta la famiglia.
La selezione effettuata dai nostri lettori nel mese di Novembre 2013.
Si tratta di gite a parchi naturali, facili escursioni in montagna, sciatine per principianti fatte perlopiu' in giornata, insomma piccole avventure mediamente poco faticose, alla portata di tutti.
1.-Vita dal sapore mediterraneo e un paesaggio indimenticabile, questo è Caldaro.
Le Rocce Vulcaniche.
I terreni sedimentari di cui abbiamo parlato, in ampi tratti del comprensorio Sabatino-Tolfetano sono coperti da rocce vulcaniche appartenenti a due fasi eruttive differenti che danno luogo ad una forma di paesaggio dai toni “drammatici”, completamente diversa dalle dolci colline sedimentarie. E proprio da questi contrasti nasce la grande bellezza di questa Riserva Naturale. Una prima fase corrisponde alla formazione dai rilievi vulcanici a forma di “cupole”, costituiti da lave dure e compatte, che rientrano nel quadro di attività legate al vulcanismo Tolfetano - Cerite - Manziate di età Plio - Pleistocenica inferiore (tra 4 e 2 milioni di anni fa) e che costituivano proprio gli isolotti di cui parlavamo pocanzi.
Successivamente, dopo un lungo periodo di relativa calma, si è verificato un grande risveglio della attività vulcanica con la formazione dell’apparato Vicano a nord (zona di Vico-Cimini) e dell’apparato Sabatino a sud (zona tra Campagnano e Bracciano), a partire da 700.000 anni fa.
La Riserva Naturale Monterano, istituita nel 1988, tutela uno degli angoli più rappresentativi ed intatti della Tuscia Romana, tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini, tutelati da un’altra area protetta.La Riserva Naturale, oggi meta di migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia e dall’Europa (attratti dai suoi paesaggi naturali e dalle rovine dell’antica Monterano in cui sono stati ambientati decine di film), dopo un ampliamento dei suoi confini nel 1993, copre oggi poco più di 1.000 ettari di terreno, che custodiscono una grande varietà di ambienti ed una esuberante biodiversità.Boschi collinari, forre vulcaniche con vegetazione tipica e felci rarissime, prato-pascoli con la loro tipica flora e fauna; il tutto attraversato da un corso d’acqua, il Fiume Mignone, incluso nei Siti di Interesse Comunitario che costituiscono patrimonio dell’intera Unione Europea nell’ambito della Rete Natura 2000.
Chi per colpa della crisi deve rinunciare alle vacanze, può comunque regalarsi un week-end o almeno una giornata di relax.
Che sia alle terme, in un centro benessere, in montagna e persino in città, ecco dieci idee per fare una gita di benessere senza allontanarsi troppo da casa e coinvolgendo tutta la famiglia.
La selezione effettuata dai nostri lettori nel mese di Settembre 2013.
Si tratta di gite a parchi naturali, facili escursioni in montagna, sciatine per principianti fatte perlopiu' in giornata, insomma piccole avventure mediamente poco faticose, alla portata di tutti.
Itinerari pugliesi: Altamura città fiera e ribelle, bella e nobile per la sua storia e cultura.
Che sia alle terme, in un centro benessere, in montagna e persino in città, ecco dieci idee per fare una gita di benessere senza allontanarsi troppo da casa e coinvolgendo tutta la famiglia.
La selezione effettuata dai nostri lettori nel mese di Settembre 2013.
Si tratta di gite a parchi naturali, facili escursioni in montagna, sciatine per principianti fatte perlopiu' in giornata, insomma piccole avventure mediamente poco faticose, alla portata di tutti.
Itinerari pugliesi: Altamura città fiera e ribelle, bella e nobile per la sua storia e cultura.
La
chiamano la Leonessa di Puglia: stiamo parlando di Altamura, città
fiera e ribelle, bella e nobile per la sua storia e cultura. Siamo a
poco più di 40 km. da Bari e a 19 km. da Matera, quasi al confine della
Puglia con la Basilicata. Questa è Altamura, città di storia e dal
passato illustre. Il nome ricorda la mitica regina Altea, e nel passato
prese anche il nome di Altilia, fiorente città
5.- San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade. Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta.
5.- San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade. Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta.
6.- Santa Maria di Ronzano a Castel Castagna é una delle più belle testimonianze storico-culturali che offre la provincia teramana.
Santa Maria di Ronzano é una delle più belle
testimonianze storico-culturali che offre la provincia teramana.
Risalendo la Vallata del Vomano, da Roseto degli Abruzzi verso il Gran
Sasso, si scopre l'Abbazia che troneggia imponente e ben conservata in
mezzo alla campagna circostante l'abitato del comune di Castel Castagna,
sulla sponda destra del Mavone. La Chiesa, edificata nel
1171, é una meravigliosa combinazione di natura e di arte, con la sua
facciata absidale e le celle campanarie dietro cui svetta il Corno
Grande.E' uno scenario incantevole: siamo nel bel mezzo della
Valle Siciliana dai greci chiamata la “Valle dei fichi e degli
olivi”dove più di tremila anni fa vi abitavano i siculi, come riferisce
lo storico Tucidide. Quando il padre le donò l’antico e malandato fabbricato, noto a Spoltore come “il castello”, la signora Luciana De Cesaris era una giovane donna che svolgeva a Roma l’attività di arredatrice e lì coltivava i suoi interessi.All’improvviso si ritrovò proprietaria del grande edificio che negli anni della sua infanzia aveva ospitato, oltre alla scuola e ad alcune botteghe di artigiani, anche la caserma dei carabinieri con le oscure prigioni, dove ancora ricorda di aver visto rinchiudere un ladro.La famiglia De Cesaris lo aveva acquistato nel 1935 da un ricco possidente di Spoltore insieme ad alcuni terreni ma non si era mai interessata troppo alla cadente costruzione da tempo data in affitto ai carabinieri. Anzi quando questi ultimi la abbandonarono considerandola inagibile, ci fu un tentativo, non riuscito, di venderla al Comune, che già possedeva un terzo dell’intero fabbricato.
Gli interni abruzzesi della villa Dragonetti De Torres a Paganica (2a parte).
Qui la decorazione parietale ad affresco viene intervallata, in entrambi i lati, da nicchie che accolgono una serie di busti marmorei di epoca romana, reperti provenienti dal mercato antiquario da cui i Dragonetti attinsero e che contribuì ad arricchire l'ordine decorativo della villa. Da questo stesso mercato è sicura la provenienza anche delle realizzazioni, di cui si trova traccia sul frontale principale, dei copisti dell'ottocento. Opere che riproducevano tipologie standard di sculture a rilievo desunte dalla produzione antica. Siano essi fregi o medaglioni ma, comunque, adatti a scandire, con la loro ritmia di posizione, le aperture di luce del piano nobile. Se queste aggiunte antiquarie per quel che riguarda l'architettura della villa -ancora immersa nel settecento- sono un'anticipazione dello stile neoclassico, quest'ultimo trova maggiore unitarietà ed espressività,
9.- Capraia è un’isola di cui ci si innamora appena vi si poggiano gli occhi e si può iniziare a sognare.
I greci la chiamarono Aigylion, poi i Romani Capraria, per la
presenza di capre selvatiche, si dice, o per la sua roccia (Karpa) di
origine vulcanica. Isola selvaggia, dove uomo e natura convivono in un
equilibrio da copiare. Non è un’isola turistica, la stagione
apre in primavera con il ‘Walking Festival’ e chiude a Novembre con la
tradizionale ‘Sagra del Totano di Capraia’. In questi 5 mesi, tra un
evento e l’altro, c’è da visitare. Escursioni a piedi, per i
camminatori: un percorso ad anello di 10 km (impegnativo) che porta a Lo
Stagnone, dove grazie a un microclima particolare diventa oasi naturale
per molte specie di uccelli che vivono nell’isola. L’occhio si perde
tra le meraviglie della natura; mirto, elicriso, lentisco e rosmarino
selvatico circondano i sentieri, macchia mediterranea su roccia
vulcanica, quindi, niente ombra, niente alberi. Qualche muflone, qualche
serpentello innocuo, nei pressi dello stagno. E poi mare. Mare di quel
blu che sembra disegnato. Di quel blu che non è cielo, non è acqua, ma è
mare, mare di Capraia.
L’incontro con la villa Dragonetti De Torres a Paganica, per chi vi é stato sospinto dal suo richiamo, è improvviso. La prospettiva della facciata si mostra nella sua interezza subito dopo una doppia curva, che sfiora e subito abbandona il centro cittadino e costringe lo sguardo verso un punto di fuga che si posiziona alle falde, molto prossime, del Gran Sasso.
Questo primo gioco ottico ci consegna subito una costante della conca aquilana, dove il massiccio montuoso gioca la sua predominanza e dona un significato particolare, nel rapporto segnico-spaziale, a tutto ciò che lo circonda. L'impressione che si riceve, sotto la regia di un tale denominatore/dominatore comune, va a rafforzare la funzione antica della villa, cioè quel rapporto segnicamente forte sui possedimenti terrieri dei Dragonetti De Torres nel territorio preurbano.
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