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sabato 24 agosto 2024

Giro dell Orobie a Bergamo: Rifugio Calvi 2020 m.

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Il Rifugio Calvi è posto alla testata della Valle • Proprietà: CAI Bergamo Brembana nella zona del Lago Fregabolgia e domina il vicino lago Rotondo. Gli fanno da corona una serie di alte cime tra le quali primeggia l'imponente Pizzo del Diavolo di Tenda, una delle montagne più belle delle Orobie. Per la sua posizione è base di numerose salite alpinistiche ed escursioni verso alcuni laghetti alpini.

• Telefono: 0346/77047 • Posti Letto: 85 • Gestore: Claudio e Valentino Bagini (tel. 0345/577341) • Locale Invernale: Si • Apertura: continuato dal 15/6 al 15/9; festivi e prefestivi dal 15/2 al 31/10. • Sala da Pranzo: 70

Proprietà: CAI Bergamo

ACCESSO DA CARONA (PER LA STRADA CARROZZABILE)

Difficoltà: T, Turistica; Dislivello: 900 m; Segnavia: n. 210 per tutto il percorso. Attrezzatura: Scarponcini.

Disponendo di un mezzo si può salire direttamente in macchina lungo la strada carrareccia che partendo dalla Centrale idroelettrica di Carona (1116 m), raggiunge le case di Pagliari, le baite del Dosso, il Lago del Prato e giunge al pianoro sotto la diga del Lago di Fregabolgia (1900 m). A piedi per una scaletta si giunge al culmine della diga e per il largo sentiero in 1/2 ora si raggiunge il rifugio.

A piedi da Carona si percorre il medesimo itinerario in un bellissimo scenario di boschi e di cascate (notevole quella della VaI Sambuzza), sempre facile e di moderata pendenza, salvo il tratto sopra il Lago del Prato, un poco più ripido. Superata la diga del Lago di Fregabolgia e contornando lo specchio del lago sulla sua sponda settentrionale, si raggiunge il rifugio. • Telefono: 0346/77047 • Posti Letto: 85 • Gestore: Claudio e Valentino Bagini (tel. 0345/577341) • Locale Invernale: Si • Apertura: continuato dal 15/6 al 15/9; festivi e prefestivi dal 15/2 al 31/10. • Sala da Pranzo: 70 Il Rifugio Calvi è posto alla testata della Valle • Proprietà: CAI Bergamo Brembana nella zona del Lago Fregabolgia e domina il vicino lago Rotondo. Gli fanno da corona una serie di alte cime tra le quali primeggia l'imponente Pizzo del Diavolo di Tenda, una delle montagne più belle delle Orobie. Per la sua posizione è base di numerose salite alpinistiche ed escursioni verso alcuni laghetti alpini.  CAI Bergamo via Ghislanzoni 15, 24122 Bergamo - tel. 035/244273 fax 035/236862 – e_mail segreteria@caibergamo.it - web www.caibergamo.it

IL GIRO DEI LAGHI DI VALGOGLIO

Difficoltà: E, per Escursionisti; Dislivello: 700 m; Segnavia: n. 226 fino al passo Portula, n. 230 da passo alla baita del Cernello, n. 229 dalla baita al passo d'Aviasco, n. 236 dal passo all'incrocio con il Sentiero delle Orobie, n. 213 dall'incrocio fino al rifugio Calvi. Attrezzatura: Scarponcini.

Partendo dal rifugio (2015 m) ed avendo come prima meta il non lontano passo di Portula, ci si abbassa nella conca ai piedi dell’edificio e, imboccando il sentiero n. 226, si punta ad una Baita e si scavalca una prima fascia rocciosa alle sue spalle. Poco oltre il sentiero entra nella conca della baita Pian dell’Asino e, senza raggiungerla, devia bruscamente a sinistra (attenzione alle segnalazioni): procedendo ancora in salita, con l’alternarsi di vallette e dossi erbosi si perviene con facilità all’intaglio del passo.

Si aggira ora sul lato ovest un caratteristico roccione e si raggiunge il “Portulino” (2305 m), alla cui base parte la traccia che guadagna la vetta del monte Madonnino (2502 m). Trascurando questa deviazione si continua sul chiaro sentiero (segnavia 230) che, con un traverso a mezza costa, taglia i ripidi pendii settentrionali del Madoninno e si porta sui pratosi versanti orientali. (Se si decide di salire alla vetta Madonnino dal passo del Portulino, è possibile scendere a questo punto del sentiero percorrendo la facile dorsale SudEst. Calcolare una trentina di minuti in più).

Più avanti il sentiero piega decisamente in direzione Sud e scende a raggiungere il filo dell’affilata e panoramicissima Costa d’Agnone. Senza raggiungere il suo culmine presso il monte Segnale, giunti nei pressi di una forcella si taglia a destra su alcuni prati in lieve pendenza e in breve si tocca la Baita Cernello, costruita nei pressi del lago omonimo (1956 m).

Dalla Baita Cernello ci si porta sulla sponda opposta del lago, si imbocca il sentiero 229 che sale tra roccioni e pascoli e, dopo aver scavalcato una ripida scaletta scavata nella roccia e che facilita il superamento di un dosso, si giunge presso il laghetto dei Campelli Basso, naturale. Di fronte si eleva la curiosa diga ad arco che sbarra il lago dei Campelli Alto: la sua struttura arcuata permette di scaricare sulle solidissime pareti laterali della valle tutto il peso dell’acqua garantendo un’elevata sicurezza nonostante gli spessori notevolmente ridotti dei muri di sostegno.

Seguendo l’evidente segnaletica, si supera questo bacino e si raggiunge in pochi minuti la conca che ospita il vicino Lago Nero (2014 m), dai bellissimi riflessi cupi tra abbaglianti strutture rocciose. Il sentiero prosegue sulla destra e con una breve salita si sale al caratteristico sbarramento del lago d’Aviasco (2070 m). Sempre sul sentiero 229 si inizia la lunga risalita della valle costeggiando dapprima il lago e poi, oltre la baita Aviasco, seguendo con ripida salita la traccia che porta al passo omonimo (2289 m), di fronte alle belle pareti settentrionali del monte Pradella.

Proseguiamo verso il secondo dei due Passi d’Aviasco, ma prima di raggiungerlo ci abbassiamo nella conca sottostante fino ad imboccare l’evidente Valle dei Frati, percorsa dal sentiero 236. Questa valle è piuttosto lunga, ma se si “scia” sul fine pietrisco che la ricopre la discesa è veloce e molto divertente. Seguendo i segnavia si tiene il versante idrografico destro e con andamento di ripida discesa, dopo aver superato sfasciumi e pietrame, si giunge al bellissimo lago dei Frati (1941 m).

Raggiunta la diga costeggiando la sponda destra, si scende attraverso un bosco e si perviene alla base della valle incrociando il Sentiero delle Orobie entro Orientali proveniente dal rifugio dei Laghi Gemelli e diretto al rifugio Calvi. Si volta à destra, prendendo ora il sentiero 213, e si continua in piano fino a raggiungere una piccola diga nelle vicinanze della Baita della Capra. Il percorso ora risale una valletta fino ad incrociare la carrareccia che proviene da Carona: seguendola, si supera la diga del lago di Fregabolgia ed in poco tempo si ritorna al Rifugio.  CAI Bergamo via Ghislanzoni 15, 24122 Bergamo - tel. 035/244273 fax 035/236862 – e_mail segreteria@caibergamo.it - web www.caibergamo.it

IL PIZZO DEL DIAVOLO DI TENDA DAL "DIAVOLINO"

Difficoltà: PD, alpinistica Poco Difficile (passaggi di II); Dislivello: 1000 m; Segnavia: n. 225 fino al passo di Valsecca e bolli rossi lungo la via di discesa per la "normale". Attrezzatura: Scarponi. Utile la Corda. Piccozza e Ramponi ad inizio stagione.

La prima parte di questo itinerario è in comune con il sentiero delle Orobie e raggiunge il passo di Valsecca (segnavia 225).

Dal rifugio Calvi si scende al Lago Rotondo, si scavalca la chiusa presso il suo emissario e con una breve risalita ci si porta sul versante boscoso della valle sul fondo della quale scorre il Brembo. Il sentiero prosegue verso est, poi scende sul greto del torrente e lo attraversa su grossi massi. In seguito ci si inerpica sul versante opposto della valle; continuando la marcia verso nord est si costeggia una splendida cascata e si risale il successivo pendio di macereti. Giunti al suo termine, si sbuca in una bella radura occupata dal minuscolo laghetto di Valsecca.

Poco oltre, il sentiero si dirige verso il pianoro di ghiaie che si stende fra le pareti settentrionali del Monte Grabiasca, del Pizzo Poris e del Pizzo del Diavolo di Tenda e che conduce nel vallone del Passo di Valsecca. Si tratta senza dubbio di uno degli angoli più belli ed interessanti di tutte le Orobie: sembra che il carattere più repulsivo e severo delle pareti di queste montagne sfumi nella dolcezza e tranquillità della piana sottostante, verdissima, rigata da molti torrenti e abitata da numerosi branchi di stambecchi. Generalmente nella parte alta di questa conca c’è neve: in tal caso si preferisce attraversare il piano nevoso avvicinandosi ai pendii del Diavolino per incontrare nuovamente la traccia di sentiero ricavata nel minuto ghiaietto. Seguendo questa traccia, con alcune svolte si giunge infine al Passo di Valsecca (2496 m), importante valico che permette di passare in val Seriana.

Dal passo di Valsecca inizia la parte alpinistica dell’ascensione: piegando a sinistra si attacca la cresta meridionale del Diavolino. Oltre la colonnina del soccorso alpino, lo spigolo s’innalza per un buon tratto comodissimo, di minuti detriti, per i quali si sale ad attaccare il Diavolino per un canale incassato parallelo e vicino allo spigolo sul versante brembano. Si superano alcuni ripidi gradoni di rocce non molto solide (pass. di II-), fra le quali, procedendo con cura, si può salire con sicurezza alla sommità del Diavolino (2810 m.) eventualmente appoggiando in qualche brevissimo tratto sul versante seriano (1 ora).

Di qui, piegando a sinistra, si scende verso la depressione che lo separa dal Diavolo: dopo un primo tratto sull’aerea cresta rocciosa, si piega sul versante settentrionale del Diavolino (neve ad inizio stagione) fin dove la cresta è meno inclinata e dentellata, quindi si procede sul filo, calando da ultimo per un gradino di roccia assai ripido allo stretto intaglio alla base del Diavolo.

Dall’intaglio si attacca la cresta del Pizzo del Diavolo per un canalino di pochi metri (II), poi si sale direttamente e senza difficoltà per un gran tratto, di gradino in gradino, lungo lo spigolo largo e di roccia sana, scegliendo i buoni appigli sempre esistenti. Avvicinandosi alla sommità la roccia si fa del tutto solida, ben scaglionata, motivo per cui si segue lo spigolo, divertente e sicuro fino alla vetta (ore 1.30-2.30).

Per tornare a valle è consigliabile servirsi della via normale: dopo essersi goduti il bellissimo panorama sui monti della valle Brembana, della val Seriana e della Valtellina (che presso questa vetta trovano l’unico punto di contatto comune), si imbocca la cresta settentrionale (bolli rossi) e la si segue per un buon tratto prestando molta attenzione al pietrisco che la rende scivolosa. Giunti al nodo di innesto della cresta Nord con la cresta Ovest, si piega a sinistra su quest’ultima (segnalazioni) e, superato un passaggino su placca, si inizia la facile discesa su gradoni che conduce alla sottostante bocchetta Podavit.

Senza raggiungere il valico, appena oltre l’alto circo di neve che si accumula ai piedi della vetta (si tratta delle sorgenti del Brembo) si piega decisamente a sinistra puntando ai pendii di erba e sfasciumi più in basso. I segnavia ora permettono di individuare un sentierino che con alcuni zigzag perde velocemente quota e scende alla vasta conca ai piedi del passo Valsecca, dove passa il sentiero percorso all’andata.

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