Immersa nel verde di secolari foreste si adagia questa celebre e maestosa Certosa, fondata nel 1204 per volontà di Papa Innocenzo III.
Dal 1208 fu affidata ai monaci Certosini. Nel 1947 essi furono sostituiti dagli attuali Cistercensi.
Al suo interno è possibile visitare la Chiesa con pregevoli opere d'arte e l'antica Farmacia (XVII sec.).
La Certosa è Monumento Nazionale e custodisce anche una ricca Biblioteca Statale con 25.000 volumi.
La Certosa di Trisulti è un monastero che si trova nel comune di Collepardo, in provincia di Frosinone. È monumento nazionale dal 1873.
È collocata tra boschi di querce, nella cosiddetta Selva d'Ecio, alle falde del Monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine e a 6 km a nord-est del centro abitato.
Una prima abbazia benedettina fu fondata nel 996 da san Domenico di Foligno: di essa restano alcuni ruderi a poca distanza dall'odierno complesso.
L'abbazia attuale fu costruita nel 1204 nei pressi della precedente, ma in un sito più accessibile, per volere di papa Innocenzo III dei Conti di Segni e fu assegnata ai Certosini. La chiesa abbaziale di San Bartolomeo fu consacrata nel 1211.
Il nome Trisulti deriva dal latino tres saltibus che è il nome con cui veniva chiamato un castello del XII secolo gestito dai Colonna e che dominava i tre valichi (i "salti") che immettevano rispettivamente verso l'Abruzzo, verso Roma e verso la Ciociaria.
Tale castello è andato distrutto, ne rimangono alcune rovine. In seguito il nome si estese a tutta la zona situata su tre appendici (tres saltibus) del monte Rotonaria.
Il complesso nel corso dei secoli è stato ampliato e modificato più volte, e si presenta attualmente con forme essenzialmente barocche. Nel 1947 è passato alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari.
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Dal 1208 fu affidata ai monaci Certosini. Nel 1947 essi furono sostituiti dagli attuali Cistercensi.
Al suo interno è possibile visitare la Chiesa con pregevoli opere d'arte e l'antica Farmacia (XVII sec.).
La Certosa è Monumento Nazionale e custodisce anche una ricca Biblioteca Statale con 25.000 volumi.
La Certosa di Trisulti è un monastero che si trova nel comune di Collepardo, in provincia di Frosinone. È monumento nazionale dal 1873.
È collocata tra boschi di querce, nella cosiddetta Selva d'Ecio, alle falde del Monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine e a 6 km a nord-est del centro abitato.
Una prima abbazia benedettina fu fondata nel 996 da san Domenico di Foligno: di essa restano alcuni ruderi a poca distanza dall'odierno complesso.
L'abbazia attuale fu costruita nel 1204 nei pressi della precedente, ma in un sito più accessibile, per volere di papa Innocenzo III dei Conti di Segni e fu assegnata ai Certosini. La chiesa abbaziale di San Bartolomeo fu consacrata nel 1211.
Il nome Trisulti deriva dal latino tres saltibus che è il nome con cui veniva chiamato un castello del XII secolo gestito dai Colonna e che dominava i tre valichi (i "salti") che immettevano rispettivamente verso l'Abruzzo, verso Roma e verso la Ciociaria.
Tale castello è andato distrutto, ne rimangono alcune rovine. In seguito il nome si estese a tutta la zona situata su tre appendici (tres saltibus) del monte Rotonaria.
Per entrare nella certosa, racchiusa da mura, bisogna varcare il grande portale sormontato da un busto di San Bartolomeo, opera di Jacopo Lo Duca, allievo di Michelangelo. Sopra di esso si apre una caditoia che rievoca lotte di altri tempi.
Nel piazzale principale si trovano l'antica Foresteria romanico-gotica detta Palazzo di Innocenzo III, che si caratterizza per il portico e la terrazza e che ospita un'antica biblioteca (36.000 volumi), e la chiesa di San Bartolomeo.
Dalla Certosa di Trisulti, m. 825, Collepardo, si sale verso nord per un tratto, poi si prosegue verso est e si raggiunge la sella di Vado di Porca, m. 1050. Nei pressi, da un balcone roccioso, si vede nella sua interezza il complesso della Certosa.
Si continua verso nord-est, tra Monte Porca e Colle del Vomero, quindi verso nord-ovest, risalendo il Vallone della Barca, fino a Sella Faito, m. 1665, con il vicino volubro. Si costeggiano, poi, le pendici sud di Monte Fanfilli fino alla sella che lo divide da Monte la Monna, m. 1888. Da qui in breve si arriva in vetta.
Il toponimo La Monna, deriva dal dialetto "Monnato" ossia calvo, nome molto diffuso anche sui Monti Carseolani e Simbruini.
Il paesaggio vegetale fino a circa 1800 metri di quota è la faggeta, mentre oltre ci sono i prati d'altaquota, con splendite fioriture primaverili tra cui anche delle orchidee.
L'itinerario ha un percorso lungo circa 14 km.
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