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lunedì 26 agosto 2013

Capraia è un’isola di cui ci si innamora appena vi si poggiano gli occhi e si può iniziare a sognare.

I greci la chiamarono Aigylion, poi i Romani Capraria, per la presenza di capre selvatiche, si dice, o per la sua roccia (Karpa) di origine vulcanica. Isola selvaggia, dove uomo e natura convivono in un equilibrio da copiare.

Non è un’isola turistica, la stagione apre in primavera con il ‘Walking Festival’ e chiude a Novembre con la tradizionale ‘Sagra del Totano di Capraia’. In questi 5 mesi, tra un evento e l’altro, c’è da visitare. Escursioni a piedi, per i camminatori: un percorso ad anello di 10 km (impegnativo) che porta a Lo Stagnone, dove grazie a un microclima particolare diventa oasi naturale per molte specie di uccelli che vivono nell’isola.  L’occhio si perde tra le meraviglie della natura; mirto, elicriso, lentisco e rosmarino selvatico circondano i sentieri, macchia mediterranea su roccia vulcanica, quindi, niente ombra, niente alberi. Qualche muflone, qualche serpentello innocuo, nei pressi dello stagno. E poi mare. Mare di quel blu che sembra disegnato. Di quel blu che non è cielo, non è acqua, ma è mare, mare di Capraia.

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Con un modico onere si può noleggiare la barca, un gozzetto di 3 metri, per girare un pochino: da visitare assolutamente, a sud, Cala Rossa e la Torre dello Zenobito, costruita dai Genovesi nel 1540 con laTorre del Porto e quella dei Barbici, insieme al Forte San Giorgio. Poi lo Scoglione, dove soggiornano il Gabbiano Reale ed il Gabbiano Corso. E ancora a Nord, una puntatina veloce per vedere l’unica spiaggia dell’isola, il Secchino, che si raggiunge con il servizio taxi boat. Una zona di secca di fronte al porto, ma soprattuto zona di pesca dei residenti. E infine Le Formiche, gli scogli affioranti a 500 metri dalla costa. Meravigliosi.

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La strada è una soltanto, circa un chilometro. Con il tram, che fa 4 fermate, 5 quando arriva o parte il traghetto. Le salite tirano, i polpacci riscoprono passi quasi dimenticati in città. Dal porto si può salire a piedi fino in paese con la strada vecchia, ripidissima, ma più rustica e tradizionale.

L’abitato si districa tra bouganvillee enormi e le casette tutte colorate. Pochi ristoranti e locali di nuova apertura, che offrono la specialità dell’isola, il cosiddetto ‘totano a muso duro’, dal sapore deciso, non indicato ai palati delicati. Totano pescato e cotto su brace con pelle ed interiora. Poi condito. Molto wild! C’è anche una braceria, il Barracuda, che offre piatti meno tipici e tanta carne. Al porto una Friggitoria e Carpacceria, il giusto connubio tra chiosco e ristorantino, con un fritto a regola d’arte e offerta di pesce crudo locale.

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La sera è d’obbligo la passeggiata lungo la banchina a rifarsi gli occhi con gli yacht ormeggiati, e tappa alla gelateria per finire a sentire musica dal vivo al Le Rive Droite, cocktail bar un po’ spartano di nuovissima apertura.

Le strutture ricettive non sono molte, si conta un albergo, un residence ed un campeggio, in compenso ci sono due aziende agricole una anche opificio dove fare incetta dei prodotti locali: cera d’api, miele, vino e grappa. Da trattare con un occhio di riguardo la birra locale, del Piccolo Birrifcio Clandestino, che si chiama come l’isola, Karpa, fatta con infusione di elicriso. Particolare, da meditazione.

Capraia è questo e molto di più. È un’isola di cui ci si innamora appena vi si poggiano gli occhi e si può iniziare a sognare.

Capraia porto (Custom)

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