Parte del territorio della Basilicata è custode di castelli che risalgono a periodi Angioini, Normanni, Borbonici. Vi sono alcuni ancora ben conservati, altri del tutto decaduti. Facciamo in questa pagina una carrellata dei più importanti e sconosciuti ai tanti.
Quando si parla della Basilicata dal punto di vista turistico il pensiero corre subito alle meraviglie dei Sassi di Matera, alla natura selvaggia delle forre e delle gole del Parco del Pollino con il pittoresco borgo di Rivello tutto fatto di scale e di case che sembrano sorreggersi a vicenda sulla cima della collina.
Oppure al bel mare di Maratea – l’unica località balneare lucana affacciata sul Tirreno – o anche alle coste basse e sabbiose del Metaponto, sulla costa ionica, dove regnano canne, giunchi, dune e piccole paludi.
Ma c’è anche la possibilità di percorrere un interessante itinerario tra i castelli della Basilicata. Ecco quali sono i più importanti:
La sua pianta rettangolare lo allontana però dall'esagono, figura classica adottata nel periodo di Federico II. È diviso in due parti, una raccolta intorno al cortile d'onore di rappresentanza; l'altra più legata ai fatti d'arme, il mastio al centro. Per la sua posizione, sulla strada per la Puglia, costituiva una sosta e un incremento alla caccia, grande passione del re. Probabilmente, esisteva già prima di Federico II, visto che qui si riconciliarono Papa Innocenzo II con l'abate Rinaldo di Montecassino, alla presenza dell'Imperatore Lotario II di Sassonia, al tempo della guerra contro Ruggero il Normanno.Nel 1268 e nel 1294 vi soggiornò (e vi fece restauri) Carlo I d'Angiò. Nel 1416 passò alla famiglia Caracciolo, insieme a Melfi. Nel 1531 Carlo V lo donò ai Doria. È stato museo provvisorio dei reperti salvati dal terremoto e per più di un anno la sua mole rossiccia in bugnato calcareo ha ospitato nelle varie stanze quadri e sculture, arte popolare e aulica, che lo hanno reso una testimonianza fondamentale dell'anima e della storia lucane.
Brienza: l'abitato è dominato dai resti imponenti del castello angioino rifatto nel 1571. Oltre al mastio cilindrico vi è una semitorre circolare a metà della cortina muraria, con funzioni maggiormente difensive. Appare comunque piuttosto rovinato dopo il terremoto del 1980.
Genzano di Lucania: in paese vi è il castello settecentesco con primo impianto angioino, oggi sede del Municipio; nei dintorni c'è il castello di Monteserico (542 m) ove i Bizantini furono sconfitti dai Normanni nel 1041. Fu ampliato dagli Svevi: si nota ancora l'architettura con volta a botte. Nei sotterranei ci sono grotte preistoriche, prime abitazioni dei monaci basiliani.
Laurenzana: posto su un'altura, il castello sfrutta alle sue spalle un lato naturalmente e praticamente inaccessibile. Il complesso architettonico, successivo alla nascita del centro urbano, risale ai secoli XII e XIII. Nei secoli successivi sono stati effettuati molti interventi, anche radicali.
Il castello garantisce il perfetto controllo di tutto il territorio circostante, grazie alla posizione dominante ed alle torri circolari. All'interno della cinta muraria erano presenti altre forme di difesa, che rendeva la roccaforte praticamente inespugnabile. Attualmente il castello, benchè in forte degrado, mantiene intatta la propria maestosità , ergendosi con la sua mole sul borgo circostante.
Lavello: il castello fu costruito in epoca sveva, ma venne rifatto nel 1600. Oggi vi ha sede il Municipio e un piccolo Antiquarium civico.
Melfi: ha senz'altro il castello più noto della regione. Eretto dai Normanni, venne ampliato dagli Svevi e dagli Angioini. Qui nel 1231 Federico di Svevia promulgò le Constitutiones Augustales del Regno di Sicilia. L'intervento angioino è caratterizzato dalla cortina esterna con torri quadrate e poligonali, opera di Riccardo da Foggia. Oggi si nota l'assenza di torri cilindriche; la forma della pianta (un quadrilatero irregolare) è stata condizionata dalla morfologia del terreno.
Nel secolo XVI passò ai Doria che lo trasformarono soprattutto nel corpo centrale. La parte scuderie, stallaggio e mortorio, angioina, immette alla Sala del Trono e al sottostante Salone degli Armigeri. Oggi vi ha sede il Museo nazionale del Melfese.
Moliterno: oltre ai notevoli resti del castello, molto vivace appare il centro antico che lo circonda. Il mastio all'interno delle mura è di epoca tardo longobarda; le due torri forse sono successive.
Muro Lucano: il castello fu edificato tra il IX-X sec. e subì varie modifiche nel corso dei secoli a causa dei diversi terremoti che hanno sconvolto la zona, in particolare gravi danni sono stati inflitti al maniero dal terremoto disastroso del 1980. La struttura è quindi un intrecciarsi di forme e stili che rivelano le opere di restauro che si sono susseguite nel tempo; solo la torre ed alcuni tratti delle mura costituiscono ciò che rimane dell'opera originaria.
Oppido Lucano: anche qui consistenti resti di un castello a pianta irregolare sono inseriti benissimo in un intrico di vicoli e angiporti.
Palazzo San Gervasio: il suo stesso nome ha origine dalla domus di caccia di Federico II. Il castello, appunto, è stato rimaneggiato, ma vi si distingue il suo stile con due torrioni a punta quadrata, quattro bifore e una trifora-loggiato. Di fianco, un palazzotto dello stesso periodo per le scuderie.
Pietragalla: come per Marsiconuovo nominiamo qui il Palazzo Ducale degli Acquaviva perché notevole. È del 1400, restaurato nel 1700.
Senise: il castello è del XIII secolo e lo si nota dalle torri e dai merli. È stato però ristrutturato nel 1400.
Venosa: molto imponente e in ottimo stato il castello aragonese che introduce alla cittadina, a guardia di una piazza di interessante impianto urbanistico. Fu eretto nel 1470 da Pirro del Balzo che conservò i caratteri difensivi del periodo angioino. Ricorda molto Castelnuovo (o Maschio angioino) di Napoli. Nelle torri erano sistemate le prigioni di cui ci restano iscrizioni alle pareti. Circondato da un profondo fossato, ha anche un lungo ponte di accesso.
Bernalda: il castello del 1470 appare un po' tozzo ma tipico di quell'epoca. A erigerlo fu Bernardino de Bernardo - fondatore del paese - segretario della corte aragonese che con il castello fortificato dette il via alla costruzione di Bernalda che da lui prese il nome. Alcune fonti, comunque, dicono che il castello esisteva già con i Normanni; in più la base tronco-conica di una delle torri cilindriche induce a pensare che la costruzione sia invece angioina. In ogni caso esistono rimaneggiamenti e stratificazioni.
Ferrandina: castello di Uggiano, fortificazione militare bizantina risalente ai primi del IX secolo, preso e ricostruito dai Normanni agli inizi dell'XI secolo, divenne residenza signorile per la trasformazione operata da Jacopus de Astiliano nella prima metà del XIV secolo; fu distrutto dal terremoto nel 1456.
Irsina: il vecchio castello di Montepeloso (antico nome) era d'impianto normanno rimaneggiato in seguito da Federico di Svevia nel 1228. Oggi appare nell'aspetto cinquecentesco, diventato convento di S. Francesco. La cripta è stata ricavata dal fondo di una torre quadrangolare del castello del 1100.
Matera: verso i primi del 1500 fu costruito il castello Tramontano dal nome del feudatario a cui la città era stata data da Ferdinando II. L'edificio domina la valle del fiume Bradano e presenta due torri cilindriche intervallate da un enorme torrione circolare. La forma è abbastanza rara all'epoca e ciò dipende dal fatto che il feudatario imitò il Maschio angioino di Napoli ma non fece in tempo a finirlo poiché fu ucciso, probabilmente perché, proprietario della salina di Manfredonia e di un deposito cerealicolo a Barletta, dava ombra ai ricchi locali. Il curioso è che intorno al castello incompiuto oggi si stendono i nuovi rioni residenziali.
Miglionico: il paese appare definito dalla gran mole del castello. Detto del “Malconsiglio”, vi congiurarono i baroni contro il re di Napoli Ferdinando I d'Aragona nel 1481. Fu anche feudo di Ettore Fieramosca. Fu costruito dai Normanni nell'XI secolo e si scorge il loro stile nelle torri quadrate laterali; le torri cilindriche sono più tarde. All'interno appare rimaneggiato e diviso ma il fascino di questo castello possente, stabile e minaccioso, resta immutato.
Nova Siri: allo scalo, vicino al mare, bella la Torre Bollita, 1300.
San Mauro Forte: resta soltanto il mastio normanno rimaneggiato nel 1400 e la torre con beccatelli a triplice mensola, una delle più conservate della regione.
Scanzano Jonico: piccolo ma davvero diverso dagli altri paesi, conserva il centro antico raccolto attorno al “Palazzaccio”, edificio padronale del 1700, considerato dagli abitanti il castello.
Tricarico: sola superstite è la torre, altissima (30 metri e più) e cilindrica. Essa riporta ai caratteri morfologici dell'abitato difensivo tipico degli Angioini.
Valsinni: e concludiamo con il più dolce e il più poetico dei castelli. Lo si vede da ogni lato e da molti chilometri di distanza. Oggi appare di aspetto aragonese e la sua proprietaria più illustre è stata la poetessa Isabella Morra di Valsinni (1520-1545). Ma si sa che esisteva già in epoca medievale.
Quando si parla della Basilicata dal punto di vista turistico il pensiero corre subito alle meraviglie dei Sassi di Matera, alla natura selvaggia delle forre e delle gole del Parco del Pollino con il pittoresco borgo di Rivello tutto fatto di scale e di case che sembrano sorreggersi a vicenda sulla cima della collina.
Oppure al bel mare di Maratea – l’unica località balneare lucana affacciata sul Tirreno – o anche alle coste basse e sabbiose del Metaponto, sulla costa ionica, dove regnano canne, giunchi, dune e piccole paludi.
Ma c’è anche la possibilità di percorrere un interessante itinerario tra i castelli della Basilicata. Ecco quali sono i più importanti:
Provincia di Potenza.
Avigliano-Lagopesole: se il castello di Melfi è il più noto, Castel Lagopesole è il più bello, magico e misterioso ove aleggia ancora lo spirito del grande Federico II. È l'ultimo dei castelli edificati dall'Imperatore svevo, fra il 1242 e il 1250, quando morì. Andando da Potenza verso il Vulture appare e scompare alla vista alto e solitario su di una radura, splendido se illuminato dal sole.La sua pianta rettangolare lo allontana però dall'esagono, figura classica adottata nel periodo di Federico II. È diviso in due parti, una raccolta intorno al cortile d'onore di rappresentanza; l'altra più legata ai fatti d'arme, il mastio al centro. Per la sua posizione, sulla strada per la Puglia, costituiva una sosta e un incremento alla caccia, grande passione del re. Probabilmente, esisteva già prima di Federico II, visto che qui si riconciliarono Papa Innocenzo II con l'abate Rinaldo di Montecassino, alla presenza dell'Imperatore Lotario II di Sassonia, al tempo della guerra contro Ruggero il Normanno.Nel 1268 e nel 1294 vi soggiornò (e vi fece restauri) Carlo I d'Angiò. Nel 1416 passò alla famiglia Caracciolo, insieme a Melfi. Nel 1531 Carlo V lo donò ai Doria. È stato museo provvisorio dei reperti salvati dal terremoto e per più di un anno la sua mole rossiccia in bugnato calcareo ha ospitato nelle varie stanze quadri e sculture, arte popolare e aulica, che lo hanno reso una testimonianza fondamentale dell'anima e della storia lucane.
Brienza: l'abitato è dominato dai resti imponenti del castello angioino rifatto nel 1571. Oltre al mastio cilindrico vi è una semitorre circolare a metà della cortina muraria, con funzioni maggiormente difensive. Appare comunque piuttosto rovinato dopo il terremoto del 1980.
Genzano di Lucania: in paese vi è il castello settecentesco con primo impianto angioino, oggi sede del Municipio; nei dintorni c'è il castello di Monteserico (542 m) ove i Bizantini furono sconfitti dai Normanni nel 1041. Fu ampliato dagli Svevi: si nota ancora l'architettura con volta a botte. Nei sotterranei ci sono grotte preistoriche, prime abitazioni dei monaci basiliani.
Laurenzana: posto su un'altura, il castello sfrutta alle sue spalle un lato naturalmente e praticamente inaccessibile. Il complesso architettonico, successivo alla nascita del centro urbano, risale ai secoli XII e XIII. Nei secoli successivi sono stati effettuati molti interventi, anche radicali.
Il castello garantisce il perfetto controllo di tutto il territorio circostante, grazie alla posizione dominante ed alle torri circolari. All'interno della cinta muraria erano presenti altre forme di difesa, che rendeva la roccaforte praticamente inespugnabile. Attualmente il castello, benchè in forte degrado, mantiene intatta la propria maestosità , ergendosi con la sua mole sul borgo circostante.
Lavello: il castello fu costruito in epoca sveva, ma venne rifatto nel 1600. Oggi vi ha sede il Municipio e un piccolo Antiquarium civico.
Melfi: ha senz'altro il castello più noto della regione. Eretto dai Normanni, venne ampliato dagli Svevi e dagli Angioini. Qui nel 1231 Federico di Svevia promulgò le Constitutiones Augustales del Regno di Sicilia. L'intervento angioino è caratterizzato dalla cortina esterna con torri quadrate e poligonali, opera di Riccardo da Foggia. Oggi si nota l'assenza di torri cilindriche; la forma della pianta (un quadrilatero irregolare) è stata condizionata dalla morfologia del terreno.
Nel secolo XVI passò ai Doria che lo trasformarono soprattutto nel corpo centrale. La parte scuderie, stallaggio e mortorio, angioina, immette alla Sala del Trono e al sottostante Salone degli Armigeri. Oggi vi ha sede il Museo nazionale del Melfese.
Moliterno: oltre ai notevoli resti del castello, molto vivace appare il centro antico che lo circonda. Il mastio all'interno delle mura è di epoca tardo longobarda; le due torri forse sono successive.
Muro Lucano: il castello fu edificato tra il IX-X sec. e subì varie modifiche nel corso dei secoli a causa dei diversi terremoti che hanno sconvolto la zona, in particolare gravi danni sono stati inflitti al maniero dal terremoto disastroso del 1980. La struttura è quindi un intrecciarsi di forme e stili che rivelano le opere di restauro che si sono susseguite nel tempo; solo la torre ed alcuni tratti delle mura costituiscono ciò che rimane dell'opera originaria.
Oppido Lucano: anche qui consistenti resti di un castello a pianta irregolare sono inseriti benissimo in un intrico di vicoli e angiporti.
Palazzo San Gervasio: il suo stesso nome ha origine dalla domus di caccia di Federico II. Il castello, appunto, è stato rimaneggiato, ma vi si distingue il suo stile con due torrioni a punta quadrata, quattro bifore e una trifora-loggiato. Di fianco, un palazzotto dello stesso periodo per le scuderie.
Pietragalla: come per Marsiconuovo nominiamo qui il Palazzo Ducale degli Acquaviva perché notevole. È del 1400, restaurato nel 1700.
Senise: il castello è del XIII secolo e lo si nota dalle torri e dai merli. È stato però ristrutturato nel 1400.
Venosa: molto imponente e in ottimo stato il castello aragonese che introduce alla cittadina, a guardia di una piazza di interessante impianto urbanistico. Fu eretto nel 1470 da Pirro del Balzo che conservò i caratteri difensivi del periodo angioino. Ricorda molto Castelnuovo (o Maschio angioino) di Napoli. Nelle torri erano sistemate le prigioni di cui ci restano iscrizioni alle pareti. Circondato da un profondo fossato, ha anche un lungo ponte di accesso.
Provincia di Matera.
Bernalda: il castello del 1470 appare un po' tozzo ma tipico di quell'epoca. A erigerlo fu Bernardino de Bernardo - fondatore del paese - segretario della corte aragonese che con il castello fortificato dette il via alla costruzione di Bernalda che da lui prese il nome. Alcune fonti, comunque, dicono che il castello esisteva già con i Normanni; in più la base tronco-conica di una delle torri cilindriche induce a pensare che la costruzione sia invece angioina. In ogni caso esistono rimaneggiamenti e stratificazioni.
Ferrandina: castello di Uggiano, fortificazione militare bizantina risalente ai primi del IX secolo, preso e ricostruito dai Normanni agli inizi dell'XI secolo, divenne residenza signorile per la trasformazione operata da Jacopus de Astiliano nella prima metà del XIV secolo; fu distrutto dal terremoto nel 1456.
Irsina: il vecchio castello di Montepeloso (antico nome) era d'impianto normanno rimaneggiato in seguito da Federico di Svevia nel 1228. Oggi appare nell'aspetto cinquecentesco, diventato convento di S. Francesco. La cripta è stata ricavata dal fondo di una torre quadrangolare del castello del 1100.
Matera: verso i primi del 1500 fu costruito il castello Tramontano dal nome del feudatario a cui la città era stata data da Ferdinando II. L'edificio domina la valle del fiume Bradano e presenta due torri cilindriche intervallate da un enorme torrione circolare. La forma è abbastanza rara all'epoca e ciò dipende dal fatto che il feudatario imitò il Maschio angioino di Napoli ma non fece in tempo a finirlo poiché fu ucciso, probabilmente perché, proprietario della salina di Manfredonia e di un deposito cerealicolo a Barletta, dava ombra ai ricchi locali. Il curioso è che intorno al castello incompiuto oggi si stendono i nuovi rioni residenziali.
Miglionico: il paese appare definito dalla gran mole del castello. Detto del “Malconsiglio”, vi congiurarono i baroni contro il re di Napoli Ferdinando I d'Aragona nel 1481. Fu anche feudo di Ettore Fieramosca. Fu costruito dai Normanni nell'XI secolo e si scorge il loro stile nelle torri quadrate laterali; le torri cilindriche sono più tarde. All'interno appare rimaneggiato e diviso ma il fascino di questo castello possente, stabile e minaccioso, resta immutato.
Nova Siri: allo scalo, vicino al mare, bella la Torre Bollita, 1300.
San Mauro Forte: resta soltanto il mastio normanno rimaneggiato nel 1400 e la torre con beccatelli a triplice mensola, una delle più conservate della regione.
Scanzano Jonico: piccolo ma davvero diverso dagli altri paesi, conserva il centro antico raccolto attorno al “Palazzaccio”, edificio padronale del 1700, considerato dagli abitanti il castello.
Tricarico: sola superstite è la torre, altissima (30 metri e più) e cilindrica. Essa riporta ai caratteri morfologici dell'abitato difensivo tipico degli Angioini.
Valsinni: e concludiamo con il più dolce e il più poetico dei castelli. Lo si vede da ogni lato e da molti chilometri di distanza. Oggi appare di aspetto aragonese e la sua proprietaria più illustre è stata la poetessa Isabella Morra di Valsinni (1520-1545). Ma si sa che esisteva già in epoca medievale.
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